
Si è tenuto in mattinata l'ascolto dell'imputato Giuseppe Naccarelli nell'ambito del processo sull’affaire delle palazzine di Via Brenta.
Dinnanzi al collegio della seconda sezione penale presieduto da Pasquale Sansonetti (a latere Annalisa De Benedictis e Marcello Rizzo), il pubblico ministero Antonio De Donno ha posto una serie di domande all’allora dirigente del servizio economico del Comune di Lecce per ricostruire la vicenda dell'acquisto da parte del Comune di Lecce di due immobili. Giuseppe Naccarelli ha affermato "Dal mio punto di vista era un operazione fattibile e la rifarei. Prima della stipula del contratto, ho fatto di mia iniziativa una regolare ricerca di mercato per la scelta dei contraenti. Fui convocato in Giunta ed erano tutti presenti, anche l'allora Sindaco Adriana Poli Bortone. Io sono stato lì per una quarantina di minuti e ho mostrato le carte."
Si arriva così alla delibera di dicembre con l'ok della Giunta, mentre la stipula avviene il 31 gennaio del 2006. Al termine dell'incontro tra le parti, viene approvato il contratto definitivo che ratifica il "subentro" del Comune di Lecce.
Già in una precedente udienza, Giuseppe Naccarelli rilasciò dichiarazioni spontanee affermando che: "La spesa per l'acquisto in leasing è riportata nello stralcio di bilancio del 2006". Il documento è stato acquisito dal Collegio Giudicante, ma il Tribunale ha sollecitato le parti a esibirlo per intero nel corso del processo, al fine di verificare le circostanze. Giuseppe Naccarelli è difeso dagli avvocati Stefano De Francesco e Francesco De Iaco.
La vicenda giudiziaria fa riferimento all'acquistò in leasing, da parte del Comune di Lecce di due immobili di Via Brenta. Secondo la ricostruzione degli inquirenti, l'iniziale contratto di affitto fu trasformato in uno di leasing, con cui il Comune si impegnava a versare un canone di due milioni e mezzo l’anno, per oltre venti anni e una cifra di 14 milioni per il riscatto finale dei due immobili. Quella operazione sarebbe stata chiusa a un prezzo superiore rispetto a quello di mercato, a tutto vantaggio del costruttore edile Pietro Guagnano, titolare della Socogee del venditore, la finanziaria milanese SelmaBipiemme.
Il burattinaio che muoveva i fili della vicenda, sarebbe stato Buonerba, con il beneplacito dell'ex primo cittadino di Lecce, on.le Poli Bortone. Il danno subito dal Comune di Lecce per questa operazione sarebbe stato di tre milioni e 401mila euro.
Ricordiamo che vi fu un primo processo, conclusosi il 20 maggio 2013 innanzi al giudice monocratico Stefano Sernia, che si concluse con la condanna di Naccarelli a tre anni per il reato di falso e stabilì l’interdizione dai pubblici uffici per cinque.
Durante quell'udienza si assistette poi ad un colpo di scena. Il giudice evidenziò come un altro reato, quello di truffa contestato dalla pubblica accusa non fosse configurabile, riqualificandolo in concorso in abuso d’ufficio e peculato. Per esso, non era competente il tribunale monocratico ma quello collegiale.
Secondo il giudice Sernia, infatti, non era possibile che Giuseppe Naccarelli, ex dirigente del servizio finanziario del Comune di Lecce, avesse agito all’insaputa dell’ex primo cittadino. Fu così istruito un nuovo processo, tuttora in corso con un personaggio illustre dell’amministrazione comunale leccese: l’ex sindaco Adriana sindaco Poli Bortone ma anche, oltre allo stesso Naccarelli: Massimo Buonerba, l'ex consulente legale della Poli; Ennio De Leo, ex assessore al Bilancio del Comune di Lecce, Pietro Guagnano, legale rappresentante della Socoge; Maurizio Ricercato e Fabio Mungai, rispettivamente amministratore delegato e dirigente della SelmaBipiemmee e Vincenzo Gallo, funzionario della stessa.
Nella prima udienza vi è stata la costituzione di parte civile di Comune di Lecce, difensore Andrea Sambati, che ha chiesto un risarcimento di 600 mila euro e della SelmaBipiemme.