Omicidio Manca, un testimone ritratta ma rimangono indagati in quattro

Gabriele Manca, scomparve da Lizzanello il 17 marzo 1999 e venne rinvenuto il suo cadavere il successivo 5 aprile in una zona di campagna ubicata sulla strada Lizzanello-Merine.

La Procura leccese ha chiuso in breve tempo, l’inchiesta sull’omicidio di Gabriele Manca, scomparso da Lizzanello e poi rinvenuto cadavere il 5 aprile del 1999. L’inchiesta coordinata dal pubblico ministero Guglielmo Cataldi è giunta al capolinea. L’avviso di conclusione delle indagini è stato indirizzato ad Omar Marchello, 39enne di Lizzanello; Carmine Mazzotta, 44enne di Lecce e Giuseppino Mero, 53enne di Cavallino (tutti allo stato già detenuti per altra causa) e Pierpaolo Marchello, 40 anni di Lizzanello, a piede libero e residente fuori Regione.

I primi tre, vennero raggiunti dall’ordinanza di custodia cautelare in carcere del G.I.P. Alcide Maritati, eseguita dai Carabinieri del R.O.S. Rispondono dell’accusa di concorso in omicidio aggravato dai futili motivi e dalla premeditazione e porto abusivo di armi.

Nelle settimane scorse, il Tribunale del Riesame ha confermato la misura emessa dal giudice Maritati. Appena pochi giorni prima, un testimone ha ritrattato le proprie affermazioni, rese nel febbraio del 2015, innanzi al pubblico ministero. Il giovane affermò di avere assistito a Pisignano, nell’estate del 2011, ad un’aggressione ai danni di una terza persona, per mano di Omar Marchello e altri complici.

In quell’occasione, Marchello lo aveva espressamente minacciato, affermando testualmente: “e tie non ha istu nienti se no te fazzu fare la fine ca n’aggiu fattu fare allu Gabriele Manca mangiato te li cani intru alle campagne”.

Adesso, assistito dallavvocato Alessandro De Matteis, il testimone ha ammesso di avere fornito false dichiarazioni, attraverso un atto depositato in Procura, poiché spinto dall’astio verso Marchello. In conseguenza di ciò, il pm Guglielmo Cataldi ha iscritto l’uomo nel registro degli indagati con l’accusa di calunnia.

Gli indagati sono assistiti dagli avvocati Umberto Leo, Giancarlo Dei Lazzaretti, Fulvio Pedone e Germana Greco.

Le indagini

Gabriele Manca, scomparve da Lizzanello il 17 marzo 1999 e di cui venne rinvenuto il cadavere il successivo 5 aprile in una zona di campagna ubicata sulla strada Lizzanello-Merine, a ridosso di un muretto a secco.

Le prime indagini permisero di accertare che il giovane, 21enne originario di Lizzanello, era stato attinto da alcuni colpi di pistola cal. 7,65 alle spalle, alcuni dei quali esplosi a breve distanza. La morte fu collocata temporalmente dal medico legale in epoca compatibile con il giorno della scomparsa.

Le indagini svolte all’epoca permisero di accertare un aspro contrasto tra la vittima e uno degli arrestati, Omar Marchello, il quale circa due anni prima dell’omicidio, nel corso di una discussione verosimilmente sorta per questioni legate al traffico di stupefacenti nel territorio di Lizzanello, sarebbe stato ferito al volto con un coltellino dallo stesso Manca.

A ciò era seguita la condotta ulteriormente irrispettosa che quest’ultimo avrebbe continuato a mantenere nei confronti di Omar Marchello, accusato platealmente di essere un “infame” per aver sporto denuncia nei confronti di Manca in seguito al ferimento.

Inoltre, la vittima avrebbe deciso di spacciare senza “l’autorizzazione” criminale sul territorio controllato da Marchello e dal gruppo a cui lo stesso faceva capo.

A distanza di tempo, le dichiarazioni rese da alcuni collaboratori di giustizia e da altri testimoni hanno permesso di consolidare il quadro accusatorio. Tra questi, in particolare Alessandro Verardi, esponente di vertice della frangia del sodalizio mafioso operante su Merine, Lizzanello e Cavallino, ha riferito che Omar Marchello decise l’eliminazione fisica del Manca insieme a Mazzotta, anche lui esponente del gruppo criminale operante su quel territorio e che l’agguato era stato teso grazie al contributo di Giuseppino Mero (anche lui attivo nel traffico di sostanze stupefacenti nella medesima area) che lo aveva condotto nella campagna dove ad attenderlo vi erano gli altri indagati.



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