Avrebbero cercato di mettere in atto azioni estorsive nei confronti dei titolari di un’azienda agricola ed il giudice ha condannato i due presunti taglieggiatori.
Il gup Cinzia Vergine, nel processo con rito abbreviato abbreviato, ha inflitto una pena di 2 anni e 2 mesi nei confronti di Gabriele Salvatore Ingusci, 35enne di Boncore (frazione di Nardò) e Leonardo Fasiello, 42 anni, di Avetrana e disposto il pagamento di una multa di 1.800 euro ciascuno. Il deposito delle motivazioni è atteso tra 15 giorni ed i legali dei due imputati hanno già annunciato che faranno ricorso in Appello.
Il pubblico ministero Carmen Ruggiero (sostituito in udienza dalla dr.ssa Angela Rotondano) ha invocato una condanna a 2 anni e 10 mesi per entrambi, con l’accusa di tentata estorsione. Invece, sempre nell’ambito della discussione in aula, il difensore di Fasiello, l’avvocato Riccardo Giannuzzi ha chiesto l’assoluzione. Il legale ha sostenuto che il proprio assistito non ha mai proferito minacce verso le presunte vittime. Fasiello ha solo parlato in maniera informale con i due imprenditori del furto dei mezzi agricoli, ma non ha mai ammesso un suo coinvolgimento. Il difensore di Ingusci, l’avvocato Francesco Spagnolo ha anch’egli invocato l’assoluzione. Il 35enne di Boncore, secondo la tesi difensiva, ha avuto con gli imprenditori dei rapporti di semplice conoscenza, dettati dal fatto di essere vicini di casa, ma non ha mai avanzato alcuna richiesta di denaro verso di loro.
I due imprenditori che hanno denunciato il fatto si sono costituiti parte civile, con gli avvocati Emanuela Pispico e Claudia Roma, chiedendo un risarcimento di 40.000 mila euro. Invece, la posizione dell’altro imputato Giuseppe Landolfo 30 anni, consigliere comunale d’opposizione del Comune di Veglie, era stata stralciata nella scorsa udienza. Quest’ultimo, difeso dall’avvocato Paolo Spalluto, dovrà presentarsi i primi di luglio innanzi al giudice, per l’inizio del processo con il rito ordinario.
Ricordiamo che il 7 ottobre 2015, i Carabinieri della Compagnia di Campi Salentina, avevano eseguito su disposizione del pm Ruggiero, due ordinanze di custodia cautelare in carcere, nei confronti di Gabriele Salvatore Ingusci e Leonardo Faisiello. Il provvedimento riguardava una tentata estorsione con “cavallo di ritorno” (pratica illegale che prevede il pagamento di un riscatto da parte di una persona che ha subito un furto, per riottenere il bene sottratto) ai danni di un’azienda agricola situata in Agro di Nardò. Pochi giorni dopo, Ingusci e Boncore ottennero i domiciliari su decisione del Tribunale del Riesame. Il furto avvenne il 29 gennaio nei pressi dell’attività economica. Sparirono, infatti, vari attrezzi agricoli, per un valore di circa 15mila euro. Le vittime dopo i tentennamenti iniziali, decisero di denunciare il fatto e raccontare tutto ai carabinieri di Porto Cesareo. Confermarono così di essere stati avvicinati dai taglieggiatori un mese prima e di conoscere il solo Ingusci in quanto loro vicino di casa. Quest’ultimo, assieme a Fasiello, con cui frequentemente si accompagnava, avrebbe incontrato i due imprenditori in un bar di Veglie. I malviventi avrebbero poi avanzato la richiesta: 2mila euro per la restituzionedegli attrezzi agricoli.
Nell’indagine in corso, sarebbe coinvolto anche Giuseppe Landolfo. Egli ha ricevuto un avviso di garanzia con l’accusa di favoreggiamento personale, poiché secondo gli inquirenti avrebbe avuto il ruolo di mediatore tra le parti; dunque avrebbe gestito in prima persona la contrattazione, impegnandosi a convincere le vittime nell’assecondare le richieste estorsive, anche con la possibilità di ottenere uno sconto sulla cifra da versare. Sul perché del suo coinvolgimento in questa brutta storia, Giuseppe Landolfo ha sempre evidenziato che si tratterebbe di una vendetta politica.
