Era nell’aria e come anticipato da più voci, nelle scorse ore, l’accordo c’è stato. Di quale accordo si parla? Del più travagliato della storia amministrativa degli ultimi anni… quello tra Vincenzo Barba e Sandro Quintana ovvero, da un lato, il senatore plenipotenziario di Forza Italia e dall’altro l’imprenditore turistico, candidato Sindaco della coalizione di centrodestra. I due, nel corso di questa intensa pre-campagna elettorale si sono presi e lasciati, scelti e scartati, avvicinati e allontanati, ma all’ultimo minuto buono e utile per stare insieme, hanno scelto di correre dalla stessa parte.
Nelle prossime ore, infatti, sarà ufficializzato il sostegno del partito azzurro (in una lista in cui confluisce anche la Democrazia Cristiana di Roby Cataldi) a Sandro Quintana: tutto il centrodestra a Gallipoli, insomma, alla fine della fiera scenderà compatto, rappresentando un avversario molto più temibile per competitor di spessore come Stefano Minerva e Flavio Fasano. Con Quintana ci saranno, dunque, Fi, Cor, Noi con Salvini, Crescere insieme, Italia Destati.
La scelta degli azzurri di virare su Quintana dopo la ventilata ipotesi di scendere da soli con Pippi Barba, raggiunge l’obiettivo anche di pacificare i rapporti tra il petroliere e il coordinatore cittadino di Fi, Antonio Baldari e rende meno distanti le posizioni di Mazzotta e Vitali sullo scenario politico provinciale e regionale.
L’ingegner Giuseppe Barba – che per una settimana ha avuto la nomination di primo cittadino ideale per gli azzurri – scende dalla giostra e probabilmente lo fa con neanche troppo rammarico, ma adesso che la sintesi è stata raggiunta le forze all’interno del centrodestra potranno cominciare a misurarsi in una competizione in cui superare di un voto gli altri può significare qualcosa di più importante di un semplice fattore numerico.
Ovviamente, il centrosinistra avrebbe preferito vedere il fronte diviso e non coeso; una doppia candidatura, proprio come quella "scoppiata" in casa propria con il doppio binario Minerva – Fasano può essere foriera di una dispersione di voti che non sempre l'eventuale ballottaggio è in grado di riunire.
