Chirurgia plastica del Fazzi, l’ex direttore: “I pazienti non possono aspettare la fine dell’epidemia”

Tanti i pazienti che in questo periodo lamentano la chiusura da parte delle direzioni mediche dell’Unità Operativa Complessa di Chirurgia Plastica del Vito Fazzi di Lecce

La lotta al Covid-19 ha ormai monopolizzato le strutture ospedaliere che sono impegnate con tutto il loro potenziale ad occuparsi di chi ha contratto questo maledetto virus. Ma ciò non significa che non ci siano altri pazienti che hanno bisogno di cure, malati altrettanto importanti che non possono aspettare che si raggiunga il livello di contagio zero per veder riattivati, a pieno regime, tutti i reparti e tutte divisioni.

A dare voce alle istanze di tanti pazienti affetti da patologie oncologiche, melanomi, tumori cutanei e della mammella o traumatizzati del volto e della mano è stato l’ex direttore dell’Unità Operativa Complessa di Chirurgia Plastica del Vito Fazzi di Lecce.

Sollecitato da numerosissimi cittadini, Ettore Brienza ha voluto aprire gli occhi su situazioni che non possono passare in secondo piano: «Tanti pazienti impegnati nel trattamento chirurgico oncologico e traumatologico mi hanno chiesto lumi, preoccupati del lungo decorso della epidemia che non può far trascurare del tutto, o procrastinare, la loro grave patologia che merita immediata soluzione chirurgica. La Società Italiana Chirurgia Plastica Ricostruttiva, a cui appartengo, diffidando i soci da attività di mero significato estetico, ci ha tutti stimolato a non interrompere, nemmeno in questo periodo, quelle ricostruttive».

Già, un conto è, infatti, la chirurgia plastica di carattere estetico che può attendere tempi migliori, ma quella ricostruttiva, necessaria per tante donne e tanti uomini che sono impegnati in una guerra altrettanto dura contro il cancro o che si stanno riprendendo da un incidente che ha segnato la loro vita, non è giusto che aspettino. Il loro diritto alla salute deve essere compreso e assecondato.

«Credo che gli operatori di questa specialità chiedano, a nome della utenza attualmente allo sbando, la comprensione alle loro petizioni,  pur in condizioni di tempi o spazi ridotti, ma non occasionali o di disadattamento. Ritengo che queste mie puntualizzazioni siano comuni anche ad altre specialità».

Insomma il Coronavirus non può averla vinta su queste situazioni, non è giusto nei confronti di altri pazienti che devono proseguire nel loro cammino di ritorno alla quotidianità. Le autorità sanitarie prenderanno le scelte che riterranno più opportune, ma il mondo dell’informazione deve ricordare a tutti che questi cittadini non sono fantasmi.



In questo articolo: