Occhio alle creme solari, una sola goccia inquina una vasca da bagno. Ecco cosa dice lo studio

Amiche della pelle, ma nemiche del mare. L’uso di alcune creme solari, importanti per proteggerci durante l’esposizione a sole, potrebbe far male all’ambiente a causa di alcune sostanze che finiscono in acqua

Una sola goccia di crema solare inquina un’intera vasca da bagno, ma le alternative ecosostenibili esistono”. Lo afferma uno studio condotto da un team di ricercatori italiani e pubblicato dalla giornalista e scrittrice, Elisabetta Ambrosi, che si occupa di ambiente e sostenibilità per ilfattoquotidiano.

Le grandi aziende di creme solari, importanti per proteggere la cute dalle radiazioni solari, spingono ormai su una texture sempre piú impalpabile, come ad esempio gli spray che sembrano acqua. Se da un lato sono amiche della pelle, dall’altro sono nemiche del mare. Purtroppo, questo tipo di prodotti non sono quasi mai biodegradabili e nella maggior parte dei casi, vanno applicati piú volte rispetto alla crema solare tradizionale.

Le creme solari inquinanti e le alternative ecosostenibili

Uno studio italiano uscito sulla rivista Environmental Health Perspectives – mensile pubblicato con il supporto dello statunitense National Institute of Environmental Health Sciences (NIEHS) – che si occupa di promuovere l’attenzione e la cura sul tema della salute ambientale, ha dimostrato che le creme solari comunemente utilizzate mettono a rischio la vita dei coralli, provocandone lo sbiancamento.

Molti filtri solari comunemente venduti contengono inoltre oxybenzone (benzophenone-3 o BP-3), un composto chimico che è in grado di proteggere la pelle dai raggi UV da un lato, ma che dall’altro si comporta in maniera letale per i polipi neonati, ad esempio, ed è fortemente tossico per quelli adulti.

Un’altra ricerca pubblicata sull’Archives of Environmental Contamination and Toxicology, ha scoperto che questo composto, infatti, si trova in concentrazioni particolarmente elevate proprio intorno alle più popolari barriere coralline, in particolare quelle alle Hawaii e nei Caraibi.

Per questo stesso motivo, anche alcune località turistiche della nostra penisola, specialmente quelle con il maggiore affollamento dei lidi nella stagione estiva, hanno messo al bando queste lozioni, per il timore di danneggiare irreparabilmente l’habitat marino e danneggiare l’ecosistema circostante.

Quali sono allora le alternative?

In commercio, a prezzi sempre piú popolari, ci sono solari biologici e biodegradabili. Si puó optare anche, per gli oli vegetali, naturali emollienti, vitamine e filtri fisici come ossido di zinco o biossido di titanio.

Resta sempre valido, inoltre, il suggerimento di indossare magliette bianche o camicie nelle ore piú calde, mentre a poco serve il doposole che si comporta come una semplice crema idratante.

Le creme vanno buttate a fine stagione?

Per quanto riguarda le creme solari, se odore e colore sono uguali, e se gli ingredienti non si sono separati, ad esempio l’olio dalla crema, non ce n’è bisogno, dice ancora Ambrosi. Uno studio portato avanti da Altroconsumo, infatti, ha verificato come alcuni prodotti noti testati dopo un anno, anche se aperti, si sono dimostrati identici al loro utilizzo iniziale e rimasti, dunque, intatti.

Altri suggerimenti utili ad evitare lo spreco e l’utilizzo inquinante delle tradizionali creme solari, infine, sta nel prestare la dovuta attenzione a:

  • Usare con parsimonia le varie creme
  • Evitare il doposole
  • Utilizzare magliette bianche o camicie nelle ore piú calde;
  • Acquistare prodotti biologici certificati



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