Mamma dopo cinque anni di tentativi, nonostante l’endometriosi. La storia di Daniela e Luca

La tenacia di Daniela e Luca nella ricerca di un figlio. Arriva in redazione la testimonianza di una coppia che oggi ha due splendidi bambini grazie al centro per la fertilità ProCrea di Lugano.

La Sanità, in Puglia e in Italia, è  certamente il tallone d’Achille dei Governi. Se poi si dovesse parlare dei centri di procreazione assistita, nemmeno a dirlo. In territorio salentino, oltre al Centro Pma per la procreazione medicalmente assistita attraverso l’inseminazione Intrauterina, Fivet e transfer embrionario, attivo presso l’ ospedale di Nardò, altre realtà sembrano miraggi e si dovrebbe arrivare in territorio di Bari.

Sono in tanti che si rivolgono anche in strutture d’oltralpe, da dove ci arriva il racconto di una storia a lieto fine.
Tre centri specialistici consultati, cinque stimolazioni ormonali subite e quattro inseminazioni affrontate. Dopo cinque anni di tentativi Daniela e Luca sono riusciti ad avere la prima figlia. E 17 mesi più tardi, è venuto alla luce anche il secondo. La loro è la storia di un lungo cammino ad ostacoli, quella che affrontano tante coppie, dove costanza e tenacia sono elementi essenziali. In particolare, nella storia che raccontiamo, una volontà di ferro ha avuto la meglio, anche davanti all'endometriosi, malattia che colpisce l'apparato riproduttivo femminile. “Gli esami specifici cui la paziente è stata sottoposta ci hanno permesso di individuare la presenza di endometriosi”, riferisce Cesare Taccani, specialista in medicina della Riproduzione del centro per la fertilità Procrea di Lugano che ha seguito la coppia. L'endometriosi è una patologia che colpisce il 10-15% delle donne in età fertile e interessa circa il 40% di quante si rivolgono ad un centro per la fertilità e ProCrea collabora con l'Ospedale Civico di Lugano. “Abbiamo indirizzato la donna ad uno specialista in endometriosi per sottoporsi ad un intervento in laparoscopia. Questo intervento ha permesso di togliere le numerose aderenze e alcune cisti, restituendo alla paziente un apparato in buone condizioni. E, vista la giovane età, la prima terapia post-operazione è andata a buon fine – continua Taccani. Addirittura “la gravidanza è stata come una cura per la malattia: così è stato possibile avere anche il secondo figlio in modo naturale pochi mesi dopo”.

Quello che per molte persone è la normalità, per noi sembrava un sogno” racconta Daniela, 32enne della provincia di Pavia. “Condividendo l'amore per la vita, io e Luca abbiamo iniziato già qualche mese prima del matrimonio la ricerca di un figlio. Avevo interrotto da qualche tempo la pillola che prendevo per tenere sotto controllo la sindrome delle ovaie micropolicistiche e non vedevamo l'ora di allargare la famiglia”. Dalla ricerca spontanea di una gravidanza, la coppia passa ai rapporti mirati, valutando opportunamente il periodo più fertile. “Nulla -continua Daniela- tra integratori vari, posizioni improbabili da assumere dopo il rapporto per favorire il concepimento e test di gravidanza sempre negativi, siamo stati indirizzati dalla ginecologa a rivolgerci ad un centro specializzato. Non volevamo rinunciare al nostro sogno”. 

Nel primo centro la coppia viene sottosta alla routine di esami. Pesante la diagnosi: infertilità idiopatica. Ovvero, infertilità dovuta a cause non specifiche. “Mi sono sottoposta ad un primo ciclo di stimolazione ormonale, ma non si è potuto passare all'inseminazione per iperstimolazione ovarica, cioè la presenza di troppi follicoli. Andò meglio il secondo tentativo, ma purtroppo nessun risultato”. Daniela e Luca decidono di cambiare centro. Nella seconda struttura la stessa trafila: esami, stimolazione e inseminazione. “Due ulteriori tentativi, entrambi andati a vuoto – ricorda Daniela – Anche se la sofferenza era tanta per entrambi, non ci siamo mai scoraggiati: queste esperienze negative ci hanno rafforzato come coppia nonché sensibilizzati sul tema "maternità". E frasi come "non pensarci, quando ti rilassi arriverà", non aiutavano di certo, anzi”.
 
Nella consapevolezza che sarebbero dovuti passare ad un trattamento di secondo livello, decidono di rivolgersi al Centro svizzero ProCrea “anche perché, viste le difficoltà riscontrate, volevamo poter avere la possibilità di crioconservare gli ovociti fecondati per non dover ricominciare ogni volta un nuovo iter con l'assunzione di ulteriori farmaci, punture da fare, effetti collaterali come sbalzi di umore, caldane ecc – precisa Daniela. Dagli esami però emergono dei segnali di endometriosi. Daniela viene indirizzata ad un chirurgo per la rimozione delle aderenze. Alla fine del 2010 subisce l'intervento in laparoscopia e prima dell'estate la coppia torna a bussare a ProCrea.  Da qui inizia l'iter per la fecondazione in vitro: esami, stimolazione, prelievo degli ovociti e poi nuovamente l'ennesimo stop poco prima del transfer perchè “il livello di progesterone era troppo alto” cosa che “avrebbe vanificato l'eventuale attecchimento degli embrioni in utero”.

Pochi mesi più tardi, normalizzatosi questo valore, viene effettuato il transfer e a giugno del 2012, a seguito di una bella gravidanza, nasce Irene.  A novembre 2013, in modo assolutamente naturale, e anche un po' inaspettato, è poi venuto alla luce Ivan. “Li consideriamo entrambi nati grazie a ProCrea – il centro a cui si sono rivolti – perché la nascita di Irene è stata in un certo senso propedeutica alla nascita di Ivan- raccontano i genitori – Senza l'aiuto che ci è arrivato dagli specialisti del centro non avremmo mai assaporato l'immensa gioia dell'essere genitori, i nostri bambini sono entrambi un piccolo miracolo e riempiono d'amore infinito le nostre vite”.



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