Presunte irregolarità nella realizzazione del sansificio di Veglie, assolti i due imputati

Gli imputati sono stati assolti dai reati di lottizzazione abusiva e di falso materiale ed ideologico commesso da pubblico ufficiale. Nel processo compaiono anche Legambiente e due associazioni ambientaliste, come parti civili

Si conclude con l'assoluzione di entrambi gli imputati, il processo sulle presunte irregolarità nella realizzazione del mega sansificio di Veglie.
 
Il giudice monocratico Sergio Tosi della prima sezione penale ha emesso una sentenza di non colpevolezza per il legale rappresentante della Oil Salento (l’azienda che presentò il progetto per la realizzazione dell’opificio) L. P. e del Responsabile Settore Urbanistica del Comune, A. A., 55enne, anch'egli di Veglie. Gli imputati sono stati assolti dai reati di lottizzazione abusiva (perché il fatto non sussiste) e di falso materiale ed ideologico commesso da pubblico ufficiale (perché il fatto non costituisce reato). Il procuratore aggiunto Ennio Cillo ha invece, invocato una condanna a 1 anno per entrambi, riguardo il "falso" e l'estinzione del reato di lottizzazione abusiva per intervenuta prescrizione, commessi secondo l'accusa, nel novembre 2010.  Gli imputati sono difesi dagli avvocati Giovanni Erroi e Luigi Rella.
 
Nel processo compaiono anche Legambiente e due associazioni ambientaliste, come parti civili: “Salute Pubblica” e “Comitato Ambiente Sano”. Quest’ultime sono state "ammesse" il 30 ottobre 2014, nell’udienza preliminare, innanzi al gup Antonia Martalò. Le parti civili sono difese dagli avvocati Massimiliano Aquaro, Andrea Casamassima ed Emanuela Pispico.
 
Il procedimento penale prese origine da un esposto presentato da comitati e cittadini del Comune di Veglie, contro la realizzazione dell’impianto industriale-commerciale per la lavorazione della sansa. Un opificio ritenuto dannoso ed incompatibile con il territorio.
 

Secondo l'accusa, anzitutto il sansificio sarebbe stato progettato contravvenendo alle disposizioni urbanistiche. Anzitutto, ricadrebbe in una zona a vocazione agricola di circa 90mila metri quadri e facente parte del Parco del Negroamaro. Esso prevedeva anche la costruzione di nuovi impianti e di un piazzale asfaltato. Inoltre i due imputati rispondono dell'accusa di falso, poiché avrebbero redatto le rispettive relazioni, attestando che i lavori prevedevano la ristrutturazione di un precedente pomodorificio (dunque compatibili con la destinazione d'uso del terreno) e che l'attività di estrazione della sansa rientrava tra le attività connesse a quelle agricole.



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