
«C’è spesso troppa inerzia nella pubblica amministrazione nel dare risposte ai cittadini e nell’ottemperare alle sentenze definitive dei giudici». Inizia con queste parole la relazione con cui il neopresidente del Tar di Lecce, Antonio Pasca ha inaugurato il nuovo anno giudiziario.
Come sempre la cerimonia si trasforma in un’occasione per tirare le somme, per tracciare un bilancio dell’attività svolta. Un’attività che nel capoluogo barocco, numeri alla mano, può definirsi efficiente «grazie anche alla pienezza della copertura di organico dei magistrati, che – come dichiarato dallo stesso Pasca – rappresenta un’isola felice rispetto alla situazione in cui versano gli altri uffici giudiziari».
Tanti i temi trattati nel suo intervento come il problema dell’accesso ai documenti o l’exploit dei ricorsi in ottemperanza al giudicato passati dai 97 depositati nel 2010 ai 1.890 del 2015. Tra i casi più rilevanti è possibile annoverare quelli per danni da emotrasfusioni per cui il Ministero della Salute non provvede all’esborso del risarcimento danni.
«La relazione del Presidente del Tar Lecce Antonio Pasca, cui va l’augurio di buon lavoro – commenta On. Salvatore Capone – offre temi preziosi di riflessione. In particolare ritengo importante il suo soffermarsi sulla necessità che le Amministrazioni pubbliche siano capaci di rispondere tempestivamente alle istanze dei cittadini, impedendo che la pratica del silenzio-assenso finisca col coincidere con una inerzia lesiva per tutti e che cardine dell’azione amministrativa sia la trasparenza come fondamento della relazione con la cittadinanza e di buon governo».
«Ancor più preoccupante – secondo il parlamentare Pd della Puglia – il dato relativo ai giudizi di ottemperanza, che rappresentano una percentuale pari al 58% dei ricorsi complessivamente depositati presso il Tar Lecce, soprattutto quando ad essere sul tavolo sono diritti formatisi su questioni delicate come la salute e il diritto alla salute. Mi riferisco in particolare al riferimento puntuale sulle sentenze relative ai risarcimenti dei danni da emotrasfusione, vicenda sulla quale intendo personalmente intervenire presso il Ministero della Salute perché ritengo che, dinanzi a episodi così gravi e così determinanti per la vita delle persone, il risarcimento costituisca solo un debole palliativo e che dunque quel diritto sancito in giudizio vada tempestivamente garantito».