Nella centralissima via Trinchese, tra lo scintillio delle vetrine e il viavai frenetico di turisti e residenti, da più di un anno va in scena, ogni giorno, un “dramma” che molti sembrano ignorare. Un cagnolino, vestito con i colori della squadra del Lecce e con gli occhiali da sole sul musetto, forse per impietosire i passanti, resta per ore, sotto il sole cocente, accanto a un uomo che chiede l’elemosina.
È una presenza diventata consueta e proprio per questo ancora più inquietante. Come se l’abitudine lo avesse reso invisibile allo sguardo di chi passa per caso o per necessità, ma c’è chi, ogni giorno, cerca di dare voce a chi voce non ha. Tra questi, Andrea Guido, assessore alla Tutela degli animali del Comune di Lecce, che da tempo denuncia con forza questa forma silenziosa di maltrattamento.
“Non possiamo restare a guardare, né aspettare che questo cane venga trovato morto in un angolo della città, come purtroppo è già successo ad altri animali sfruttati nell’accattonaggio” – ha dichiarato.
I sopralluoghi da parte delle autorità veterinarie e forze dell’ordine non hanno portato a nulla. Secondo il Servizio Veterinario dell’ASL non si può parlare di maltrattamento, mentre secondo la Polizia Locale il cane non risulta essere sottoposto a nessuna forma di costrizione. Ma, come fa notare Guido, i controlli “ufficiali”, in divisa e con lampeggianti accesi, offrono tutto il tempo necessario per ripulire la scena, per togliere al cane i “vestiti” e fingere una pervenza di normalità.
Ma nulla è normale in quella scena. Un animale non dovrebbe essere mai ridotto a un oggetto da esibire. Non è un giocattolo, non è una trovata folcloristica. È un essere che respira, che soffre. E che ogni giorno resta lì, fermo, muto, in una posa che imita la tenerezza e cela la sopraffazione.
“Abbiamo fatto un appostamento in borghese con il consigliere Lara Cataldo – racconta Guido – e abbiamo visto con i nostri occhi. Da normali cittadini, senza divisa, ovviamente. Abbiamo presentato una denuncia, chiesto il sequestro dell’animale e la verifica delle sue condizioni di salute da parte di un veterinario pubblico e l’apertura di un’indagine per maltrattamento animale. Ma non è cambiato nulla. Quel cane è ancora lì, immobile, pietrificato, con 40 gradi sull’asfalto e un paio di occhiali da sole sul muso. Sembrerebbe una scena simpatica, vero? Ma non c’è nulla di cui sorridere, ve lo garantisco”.
“Sono esausto – confessa Guido – ma non mi arrendo. Ho chiesto al Comandante della Polizia Locale di valutare un intervento in borghese. Forse così riusciremo finalmente a vedere riconosciuto ciò che è evidente: questo è maltrattamento. Punto.”
È un grido che chiede ascolto. Una storia che non dovrebbe più ripetersi. Perché la città che accoglie e sorride ai suoi visitatori non può chiudere gli occhi davanti a chi, ogni giorno, subisce – in silenzio – un’umiliazione lunga quanto un’estate intera.
