Ogni dicembre il prezzo dell’amore per la famiglia, per la terra, per le feste da trascorrere con gli amici di sempre… aumenta. Gli studenti e i lavoratori fuorisede, quando arriva dicembre, hanno un unico desiderio: tornare a casa per Natale. Un rito quasi sacro che dovrebbe profumare di biscotti alla cannella e serenità. Peccato che, come molti riti, abbia un prezzo e il sapore della carta di credito che piange. E no, non è un caso isolato. È un copione scritto e riscritto, con un finale che ormai conosciamo tutti.
Il “miracolo” di Natale: i prezzi che lievitano come panettoni
C’è un fenomeno, negli ultimi giorni di novembre, che ha un che di magico: i biglietti dei treni, degli autobus o degli aerei aumentano all’improvviso, schizzano verso l’alto senza preavviso. Non c’è algoritmo che tenga: quando cerchi un biglietto per tornare a casa, l’unica costante è che costerà di più.
Ed è inutile lamentarsi. Lo sappiamo, e lo accettiamo come quei personaggi dei film horror che aprono la porta buia pur sapendo che dietro si nasconde un “mostro”. Si parla sempre del costo della corsa ai regali, del cenone sempre più salato, ma la vera impresa, oggi, è riuscire a pagare un biglietto senza dover rinunciare a qualcosa, senza sacrificare mezzo stipendio. Treni che costano come un weekend europeo. Voli nazionali dal prezzo di un volo intercontinentale di bassa stagione, autobus – di solito la scelta low cost – che diventano improvvisamente “esperienze premium”.
Tornare a casa a Natale: una corsa a ostacoli con finale obbligatorio
Il costo per tornare a casa a Natale è diventato un tema sempre più discusso: tra prezzi dei biglietti, aumento della domanda e trasporti spesso insufficienti, pianificare i viaggi natalizi è ormai una corsa a ostacoli. Ed è un paradosso tutto italiano: si incoraggia la mobilità, si romanticizza la vita da fuori sede, ma poi raggiungere la propria famiglia nei giorni più importanti dell’anno rischia di diventare un lusso.
Eppure, nonostante tutto, ogni anno affrontiamo code, rincari e coincidenze improbabili pur di sederci, anche solo per poche ore, accanto alle persone che chiamano “casa”.
Nonostante rincari, coincidenze improbabili e prenotazioni folli, torniamo. Sempre. Perché il costo di non esserci sarebbe più alto di qualunque tariffa esagerata. Tornare a casa per Natale non è solo un viaggio: è un ancoraggio emotivo, un promemoria di chi siamo, un nodo alla gola che non possiamo ignorare. Perché in fondo una tavola apparecchiata, una risata in cucina e una coperta con l’odore di casa valgono più di qualsiasi rincaro. E questo le compagnie lo sanno.
Lo sappiamo anche noi.
È un patto tacito: tu mi fai pagare troppo, io brontolo, ma poi salgo a bordo.
Il prezzo per tornare a casa per Natale è alto.
Ma il valore di esserci lo è molto di più. Perché siamo testardi, romantici, nostalgici.
E almeno una cosa è certa: il biglietto ci svuota il portafoglio…ma l’arrivo a casa ci riempie il cuore e ripaga qualcune prezzo pagato.
