
Il Ministro dei Beni Culturali, Massimo Bray, è tornato nella sua città d'origine e ha servito il pranzo ai poveri della "Casa della Carità". Indubbiamente, un segnale che in qualche modo tenta di ricucire quel rapporto, ormai perduto, tra i cittadini comuni e la classe politica.
Un Capodanno all'insegna della solidarietà per il ministro dei Beni Culturali, Massimo Bray, che si è recato nella sua città, Lecce, per servire il pranzo agli ospiti della "Casa della Carità", la struttura di accoglienza della Caritas. Il ministro è giunto sul luogo – sito nel cuore del capoluogo salentino – ha indossato la maglietta da volontario, si è recato in cucina per aiutare a preparare il menù, quindi ha servito ai tavoli dov'erano seduti cinquantacinque ospiti di nazionalità diverse, sedendosi tra loro. Molto più che un gesto simbolico.
Nel periodo storico attuale, in cui regna incontrastata l'anti-politica, è raro notare persone distinte, autorevoli, ma soprattutto umili. Uno dei "piani alti" che ha deciso di tornare sul pianeta terra e tastare con mano la vera povertà. Almeno, la gente comune, il popolo, avverte tali notizie come segni di riavvicinamento tra una classe politica dimorante in palazzi storici luccicanti e i cittadini da mille euro al mese (quando va bene e se non si è perduto il posto di lavoro). Peccato però che coloro i quali scelgano la "Casa della Carità" come location per pranzare nel primo giorno dell'anno non arrivino nemmeno a metà di quella cifra. O comunque, la raggiungono lo stesso, ma durante il mese svanisce immediatamente per pagare Imu, Tares, bollo dell'auto, luce, gas e via dicendo. Bene che vada rimane qualcosina per arrangiarsi durante la spesa settimanale. La "Casa della Carità", infatti, non funziona solo a Capodanno. La sede d'accoglienza aiuta anche i leccesi stessi, quelli che si son ritrovati ad essere poveri senza nemmeno capirne le motivazioni. Mariti divorziati, giovani disoccupati, ma anche signori di mezza età licenziati e con addosso tasse a cui fare riferimento. Il modo per pagare le bollette "o lo trovi, o lo trovi", pur senza una lira in tasca; perché lo Stato non fa sconti a nessuno, neanche a chi sta morendo di fame. Non è una critica, né una lamentela. Semplicemente è la sacrosanta verità.
Ecco dunque che nel momento in cui un politico nazionale decide di scendere un attimo dal proprio piedistallo e mettersi alla pari con gente di diversa etnia, o con i cosiddetti "nuovi poveri" (per intenderci, l'ex ceto medio strangolato dalla crisi) automaticamente si innesta un messaggio di speranza, oltre che un'azione nobile. La speranza di poter vedere i privilegi principeschi cadere uno ad uno; la speranza di veder tante voci inascoltate un giorno prese in considerazione. La speranza di poter rivedere questi volti sviliti dalla crisi tornare ad organizzare un pranzo di capodanno con i propri parenti o amici.