Il Centro ematologico potrebbe essere dedicato a Marco Arnesano, il guerriero che ha combattuto la malattia con il sorriso

Il Centro ematologico per il trapianto di midollo ossero potrebbe essere intitolato a Marco Arnesano, il guerriero che ha combattuto la malattia con il sorriso.

Il Centro Ematologico per il trapianto di midollo che sarà inaugurato a Lecce nei prossimi mesi potrebbe essere intitolato a Marco Arnesano, il ‘guerriero’ che ha combattuto la leucemia con il sorriso. Sono passati ormai sette giorni da quando il 24enne che ha condiviso la sua ‘battaglia’ contro la malattia sui social anche per dare coraggio a chi come lui aveva un ‘mostro’ da sconfiggere è scomparso, ma il Salento aveva subito risposto al dolore firmando una petizione lanciata dall’Associazione guidata da Raffaele Longo per dedicare un reparto del Vito Fazzi al giovane combattente (in pochi giorni sono state raccolte più di 5mila firme. Tante, tantissime).

Un modo per ricordarlo, per mantenere viva la sua memoria condiviso anche dal consigliere regionale del Movimento Cinque Stelle, Antonio Trevisi che, questa mattina, ha incontrato   il direttore generale della Asl di Lecce Rodolfo Rollo e il direttore sanitario Roberto Carlà anche per parlare della bellissima iniziativa.

«Il direttore Rollo – ha dichiarato il pentastellato Trevisi – ha accolto la proposta di ricordare il giovane ragazzo scomparso prematuramente e ha indicato il centro trasfusionale di prossima inaugurazione nell’ospedale oncologico di Lecce, come il luogo giusto per ricordarlo, visto che anche Marco era affetto proprio da una grave malattia che colpisce le cellule del sangue. Un modo per tenere vivo il ricordo un giovane coraggioso, esempio per tutti noi. Una buona notizia che ha dato conforto anche alla famiglia».

Proprio la famiglia, mamma Ginetta e i fratelli Alessio e Andrea hanno aperto una pagina Facebook «Marco Arnesano: non ha vinto la malattia, ha vinto il suo sorriso» per condividere, ricordare e rivivere insieme la splendida persona che era. « Un vero e proprio diario – si legge nel post – in cui ognuno di noi possa colmare, seppur in minima parte, il vuoto che ha lasciato, con l’auspicio di poter sorridere nel momento in cui il rumore della sua mancanza diventerà troppo assordante».



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