
Una 92enne di Novoli, A.M.I., a causa di un calo dell’udito, aveva presentato all’Inps una domanda per ottenere la fornitura di una protesi acustica, a carico del servizio sanitario nazionale. Quello che ha ricevuto, invece, è stata la revoca improvvisa dell’indennità di accompagnamento che le era stata riconosciuta, fin dal 2008, per alcuni problemi di salute. L’anziana, infatti, è gravemente affetta da “parkinsonismo aterosclerotico, demenza, spondiloartrosi con crollo vertebrale, discopatie e grave deficit deambulatorio con appoggio obbligato a girello e ad accompagnatore”. Non solo, alla malcapitata ultranovantenne era stato contestando anche un indebito dell’importo di oltre mille e cinquecento euro, 1.537,02 per l’esattezza.
L’anziana ad un certo punto si è ritrovata nelle condizioni di non riuscire più a pagare la retta mensile al pensionato che la ospitava da anni e alle spese di assistenza come ad esempio la somministrazione di farmaci e alimenti, la cura dell'igiene personale e l’assistenza medica. Insomma, si è trovata improvvisamente esposta a notevoli pregiudizi, tali da mettere a repentaglio la sua stessa sopravvivenza.
Assistita dagli avvocati Giovanni De Donno e Antonio Vetrugno, la 92enne si è ribellata contro la decisione, considerata ingiusta, che l’ha spinta a lottare affinché le fosse restituito il maltolto. Così è stato: il Tribunale di Lecce non solo ha ripristinato in via d’urgenza l’indennità, ma ha condannato l’istituto al pagamento delle spese.
Il Giudice leccese, in particolare, ha evidenziato come non era emerso alcun miglioramento delle condizioni di salute della donna.
“Si badi bene che senza l’iniziativa giudiziaria – conclude l'avv. Stefano Gallotta, segretario di Codici Lecce – l'ultranovantenne salentina sarebbe stata costretta ad abbandonare la struttura presso la quale soggiorna da diversi anni e a rinunziare alle indispensabili prestazioni sanitarie ivi erogate”.