«È stata solo una scelta imprenditoriale. Arriva un momento in cui il gestore di un locale è costretto a tracciare un bilancio per capire, in poche parole, quanto convenga tenere aperta una attività. Non siamo certo nuovi a questo settore e capiamo subito quando è il caso di chiudere». Con queste parole, Gigi, uno dei proprietari dello storico Cin Cin Bar spiega la scelta di tenere abbassate le serrande del locale che si affaccia sulla centralissima piazza Sant’Oronzo. Impossibile non notare il vuoto lasciato nel cuore del centro storico, nei leccesi (e non solo) come dimostrano anche i commenti tristi e dispiaciuti all’articolo che Lecenews24 aveva dedicato “all’ultimo caffè”.
Anche il vicepresidente del Consiglio Comunale Andrea Guido aveva ‘commentato’ la notizia puntando il dito contro l’amministrazione guidata da Carlo Salvemini, rea di usare due pesi e due misure nella concessione dello spazio pubblico. Senza giri di parole, il consigliere di opposizione aveva accusato Palazzo Carafa di essere ‘generosa’ con l’attività commerciale di un uomo della sua Giunta in piazzetta Santa Chiara e di essere fin troppo rigorosa con il locale all’ombra di Sant’Oronzo.
«Non mi piace essere tirato per la giacchetta – spiega Gigi–, ad un imprenditore non interessa se a guidare la città ci sia un Sindaco di destra o di sinistra. Interessano soltanto le risposte alle richieste».
Che cosa è accaduto lo spiega in maniera molto chiara, scevra da qualsiasi polemica nella quale non vuole essere trascinato. «Come altre strutture che si affacciano sulla piazza, avevamo chiesto la possibilità di installare un ombrellone, diminuendo il numero dei tavolini sotto il porticato. Proponevamo una rimodulazione degli spazi in concessione. Il tira e molla che ne è scaturito, tra il Comune e la Soprintendenza, è stato talmente lungo ed estenuante che abbiamo deciso di porre fine alla querelle».
Certo, qualche sassolino dalla scarpa Gigi se lo vuole togliere: «Pagavamo la Tosap, non certo irrisoria, ma quanti giorni abbiamo perso di occupazione di suolo pubblico quando dovevamo smantellare tutto per permettere lo svolgimento, in sicurezza, degli eventi e delle manifestazioni che si tengono in piazza Sant’Oronzo? Se ci privi dei coperti, togli una bella fetta di introito. E sedici persone da mantenere hanno il loro costo», precisa.
Del resto, se a quel tipo di bar togli le consumazioni ai tavoli cosa rimane? I caffè mordi e fuggi prima di andare al lavoro o durante le pause?
Una scelta imprenditoriale, ribadisce Gigi e quando gli chiediamo un giudizio sulla concorrenza delle altre attività che hanno ombrelloni e gazebo che si affacciano sulle piazze di Lecce glissa con eleganza: “Chi ha occhi per vedere può constatare personalmente quello che succede. Non devo essere certamente io a suggerire qualcosa”.
Resta l’amarezza non solo per un bar storico che chiude, ma anche per i dipendenti e le loro famiglie.
