Il Salento visto dall’alto. Il grigio al posto del verde, questa l’eredità del post xylella

Il Salento visto dall’alto. Al posto del verde campeggia il grigio, il colore delle chiome secche, perdute per sempre.

Guardare il territorio del Salento dall’alto dopo la tragedia chiamata xylella è un viaggio triste, tra milioni di piante secche che urlano al cielo. Immagini inquietanti e spietate nella loro autentica forza evocativa, come quella che pubblichiamo in copertina.

Sorvolare le campagne della provincia di Lecce era prima un’esperienza esaltante, ma questo una volta; oggi è un fatto avvilente, disarmante, mortificante.

L’epidemia da Xylella si è portata via l’identità figurativa della nostra terra, il suo volto più bello, la sua forza attrattiva. Al posto del verde campeggia il grigio, il colore delle chiome secche, perdute per sempre.

Non c’è solo un paesaggio venuto meno, ma un’economia frantumata, fatta di vissuti e sacrifici che difficilmente potranno ormai essere ripagati. Gli sforzi di migliaia di olivicoltori, centinaia di aziende che nel giro di pochi mesi hanno visto bruciati anni di lavoro. Spiace e non consola l’idea che si possa o di debba ricominciare per forza da capo.

Ricordiamo ancora le parole che molti anni fa disse l’ambasciatore israeliano in Italia Amos Radian atterrando a Brindisi per visitare Lecce e Otranto: “mi sembra di essere arrivato a casa, il mio Paese è così; ulivi a perdita d’occhio. Una meraviglia per il mio cuore”. Oggi queste parole non possono essere pronunciate più, ed è un dramma tutto nostro.



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