I commenti inutili ai tempi di Facebook e le ‘verità’ di una volta

Quando c’erano i giornali la notizia era quella, diretta e incontestabile. Oggi, con le piazze virtuali, i lettori vogliono fare i direttori

Chi come noi scrive e pubblica notizie giornalistiche ben prima che venissero al mondo molti degli attuali frequentatori di Facebook rimpiange i tempi in cui alla notizia di stampa si guardava con deferente rispetto. Anche perché ai tempi dei giornali quello che era scritto era scritto e non c’era un dibattito live in ultima pagina. Diciamo che il lettore nutriva una certa considerazione per quella testata che si ritrovava per le mani dopo essersi recato all’edicola più vicina e dopo averla acquistata.

Preso atto del fatto che non valeva la regola mai scritta del ‘soddisfatto o rimborsato‘, se le notizie non erano di gradimento si poteva sempre decidere di non comprare più quel giornale, risparmiando così anche i soldi, ma certamente mai, e ripetiamo MAI, ti potevi mettere in competizione con chi quel giornale lo preparava, né far sapere al direttore o ad altri utenti il tuo parere su questa o quella notizia.

Fin qui i giornali, ma cosa dire della televisione? Per noi che abbiamo fatto anche quella è fin troppo facile affermare che ‘lo ha detto la televisione‘ era più di un modo di dire, era un atto di totale abbandono ad un altare sacro, autorevole ed incontestabile. Dal quale si prendeva e nulla si dava.

Ed eccoci qui, arrivati al dunque, nella sarabanda dei social network, luogo abitato da una popolazione sterminata, capace di leggere poco, ma convinta di capire tutto, aliena rispetto al mondo dell’informazione, ma in grado di farti l’analisi logica e grammaticale sui meccanismi riproduttivi degli anemoni di mare, correggendo anche il docente universitario di biologia marina. Eccoci, noi tutti, professionisti della notizia guardare in tralice i traghettatori di commenti inutili, inappropriati e deliranti e dire ‘ma davvero siamo arrivati in questa tundra?’

Eh sì, il progresso è progresso, la democrazia è di tutti, ma il mestiere va lasciato a chi è del mestiere, altrimenti non c’è architettura che regga. Chi scrive scriva, chi legge legga. La rima è gratis.



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