Prevenzione e pianificazione, così gli esperti contano di salvaguardare il Salento dal rischio geo idrologico

La figura del geologo e l’importanza della interdisciplinarietà sono stati al centro del convegno “Il rischio geo idrologico nel Salento leccese”, dibattito tra esperti su cambiamenti climatici, fenomeni naturali e tutela del territorio.

Pianificare le opere per prevenire il rischio di frane e alluvioni. Sono queste le parole d’ordine emerse dal convegno “Il rischio geo-idrologico nel Salento leccese”, un confronto tra esperti volto a fare il punto sullo stato delle conoscenze e analizzare l’andazzo dei fenomeni naturali per prevenire eventuali danni al territorio.

Alluvioni improvvise, perturbazioni forti seppur di breve durata e un aumento complessivo di precipitazioni intense, infatti, sono fenomeni sempre più ricorrenti nel Salento leccese, ma parlare di disgrazie impreviste e imprevedibili non è sempre corretto. L’analisi trasversale di frane e smottamenti che hanno interessato negli ultimi decenni Lecce e città del Salento come Maglie, Gallipoli, Nardò e Seclì, evidenzia, come sottolineato dagli studiosi durante l’incontro nella sala Teatrino dell’ex Convitto Palmieri, una naturale predisposizione all’erosione dovuta in massima parte alla fragilità del territorio carsico. Ma la cronologia delle alluvioni testimonia anche l’assenza della sedimentazione di conoscenze che, derivando dall’esperienza, dovrebbe farsi strumento di prevenzione di danni in conseguenza di fenomeni naturali.

La conoscenza, dunque, come arma per sconfiggere lo stupore; l’interdisciplinarità come collante tra figure professionali differenti e come elemento in grado di favorire una coesione tra politica e ricerca che consenta una rivoluzione culturale finalizzata alla salvaguardia del territorio.

Centrale nella disamina degli esperti è stata l’analisi della figura del geologo e l’apporto che le sue conoscenze possono dare alla causa della tutela ambientale. La sua comprensione dei fenomeni naturali e la conoscenza delle zone di pericolo, consentirebbero di uscire da una concezione emergenziale e operare un ribaltamento metodologico che garantisca l’inquadramento razionale dei fenomenici particolare interesse, anche al netto del patrimonio di conoscenze acquisite nel tempo. In tal modo, all’analisi delle cause naturali delle alluvioni, come le caratteristiche geologiche e geomorfologiche e i fattori di predisposizione territoriale, la multidisciplinarità consentirebbe di aggiungere la critica delle cause antropiche, quali l’intensa attività di cementificazione, le pratiche agricole e pastorali non controllate e la scarsa manutenzione che contribuiscono alla dilatazione dei danni prodotti dalle perturbazioni.  Sull’assenza di una struttura che inglobi le figure professionali necessarie, si è pronunciato Giovanni Quarta (Ordine dei Geologi della Puglia) che ha riaffermato la necessità di aggiornare la cartografia geologica e di potenziare le strutture tecniche per implementare l’efficienza del lavoro degli studiosi e fronteggiare le sfide imposte dai cambiamenti climatici. Ribadisce l’appoggio della provincia anche Fabio Tarantino, roccioso nel sostenere l’idea di un dialogo tra enti territoriali e figure professionali qualificate in grado di cooperare per una efficace opera di prevenzione e manutenzione finalizzata alla tutela di un territorio, quello Salentino, esposto a fenomeni alluvionali e franosi di sempre maggiore intensità.



In questo articolo: