Coronavirus, l’appello di Cia-agricoltori: “Senza mascherine scaffali vuoti nei supermercati”

Con l’arrivo della primavera si intensificano i lavori di coltivazione e raccolta. Per rispettare le disposizioni governative occorrono i dispositivi di sicurezza. “Almeno 1,3 milioni al giorno per gli agricoltori”, è l’appello che la Cia lancia al governo.

Evitare assembramenti, limitare le uscite allo stretto necessario, mantenere le distanze di sicurezza, utilizzare i dispositivi di protezione, promuovere lo smart working. Sono le disposizioni impartite dal governo e dalle autorità sanitarie per limitare la diffusione del Coronavirus, la cui curva dei contagi fa registrare al momento una lieve impennata dopo un trend in calo negli ultimi quattro giorni. Non tutti i lavoratori possono però operare da remoto: non possono farlo gli agricoltori, alle prese con l’intensificazione dei lavori di coltivazione e raccolta del periodo primaverile.

Per metterli in condizione di operare in sicurezza rispettando le disposizioni governative, la Cia-Agricoltori chiede al governo e alla protezione civile una mascherina al giorno per 1.300.000 agricoltori italiani e maggiore chiarezza sui canali di approvvigionamento dei dispositivi di protezione per le imprese agricole, che oggi, è la denuncia della Cia, non sono ancora ben definiti. Eventuali lungaggini burocratiche nella distribuzione rischierebbero di causare un blocco della filiera, con l’impossibilità di produrre cibo sano e fresco da assicurare alle famiglie del Paese.

“La primavera è arrivata e la produzione agricola si è innescata e non c’è Coronavirus che tenga: si deve coltivare e poi raccogliere per conferire all’industria alimentare – spiega la Cia Agricoltori italiani -In molte colture, anche in campo aperto, non è facile rispettare la distanza interpersonale di sicurezza, come pure in altri luoghi di lavoro lungo la filiera: dai magazzini agli spogliatoi, alle lavorazioni di confezionamento dei prodotti. Gli imprenditori sono quotidianamente impegnati a seguire le procedure e le regole di condotta necessarie a garantire la salute dei lavoratori nelle attività agricole che, per le loro caratteristiche, rendono particolarmente complessa la gestione dell’emergenza; senza i dispositivi tutto questo è di difficile attuazione”.

Molti agricoltori, denuncia la Cia, si stanno dotando autonomamente di mascherine, sobbarcandosi il rischio di trovare un mercato incapace di soddisfare la domanda proprio nel momento in cui i lavori agricoli si intensificano con l’arrivo della stagione di raccolta. Per questo la Cia chiede al governo di garantire la distribuzione dei dispositivi di protezione al settore agroalimentare dopo aver assolto alla domanda di ospedali e presidi sanitari. Perché “senza mascherine, guanti, tute, occhiali, cuffie – affermano – non sarà possibile garantire la fornitura di materie prime indispensabili per il Paese e si rischia di bloccare tutta la filiera, lasciando vuoti gli scaffali dei supermercati”.



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