“Siamo venuti a conoscenza che in questo particolare momento, con il grave rischio di contagio da coronavirus, si continuano a violare tutte le norme sulla sicurezza sul lavoro a discapito dei medici, degli infermieri, degli OSS, degli autisti di ambulanza e degli stessi pazienti.
In ambito sanitario i rischi possono provenire da apparecchiature e da numerose sostanze chimiche e biologiche. Per evitare contaminazioni tra paziente e operatore, è indispensabile quindi utilizzare i dispositivi di protezione individuali (DPI), come indicato dalla normativa sulla sicurezza sul lavoro”, con queste parole parte la missiva che Francesco Perrone, Segretario territoriale di FSI-USAE e Alessandro Trinchera, Direttore Sindacale del Presidio Ospedaliero “Vito Fazzi” di Lecce, iniziano la missiva, indirizzata ai Dirigenti della Asl, nella quale, alla luce del pericolo Coronavirus, si chiedono i dispositivi specifici atti a proteggere gli operatori della sanità all’interno dei nosocomi.
Al momento, le analisi sul caso riscontrato al “Fazzi” hanno scongiurato la presenza del batterio, ma le precauzioni, vista l’aggressività del virus, non sono mai troppe.
“Data la loro importanza, i dispositivi, devono rispondere agli standard previsti dalla normativa europea e riportare il marchio CE”, proseguono i sindacalisti. “Ogni giorno medici, infermieri, tecnici di laboratorio e personale ausiliario, vengono a contatto con radiazioni, farmaci, disinfettanti, detergenti e liquidi biologici, tutti fattori che possono minacciare gravemente la loro salute.
Per difendersi da ognuno di essi occorrono presidi specifici”.
Il rischio biologico
“Il rischio biologico è probabilmente il più elevato – si chiosa nella lettera – essendo direttamente correlato con l’attività dell’operatore sanitario più a stretto contatto con i malati e con i loro liquidi biologici. I microrganismi patogeni possono penetrare nell’organismo attraverso le mucose, per via aerea, attraverso il sangue o per via orale.
Il più esposto è il personale infermieristico e ausiliario poiché è specificatamente addetto a tutte quelle manovre che comportano la manipolazione di strumenti, strumentazione chirurgica, oggetti e materiali potenzialmente contaminati quali padelle, pappagalli, garze, ecc”.
I dispositivi da utilizzarsi
“I dispositivi di protezione individuale per gli infermieri devono comprendere quindi camici lunghi, guanti, respiratori filtranti, mascherine, occhiali, cuffie e sovrascarpe monouso. I dispositivi di protezione individuale in ambito sanitario non sono tutti uguali. Sono suddivisi in tre categorie, di prima, seconda o terza, a seconda del grado di rischio. Alla terza categoria appartengono gli strumenti salvavita, quelli cioè addetti a proteggere da rischi mortali.
Tra di essi rientrano i dispositivi per proteggere le vie respiratorie. Alcuni operatori sanitari si trovano a doversi occupare della gestione e lo smaltimento di materiale biologico potenzialmente infettivo e di sostanze chimiche provenienti sia dai reparti che dai laboratori. Spesso è indispensabile eseguire una decontaminazione che può esporre a rischio di inalazione di polveri o gas tossici. In questi casi, oltre ai consueti dispositivi, devono essere necessariamente utilizzati i respiratori filtranti, cioè degli elettrorespiratori (maschere facciali o semimaschere con filtro), che per mezzo di una centralina forniscono aria fresca e pulita per molte ore perché, in questi specifici casi, le mascherine chirurgiche non forniscono una protezione sufficiente”.
L’appello
La missiva si chiude con la richiesta da parte dell’organizzazione sindacale di un provvedimento urgente e non procrastinabile: “La scrivente organizzazione sindacale FSI –USAE chiede un intervento tempestivo a tutela di tutto il personale dipendente a rischio contatto e in particolare una formazione dedicata e adeguatamente indicata sui rischi specifici e dotata dei dispositivi di protezione individuale indispensabili alla tutela della salute degli operatori.
Alla luce di quanto sopra evidenziato diventa pertanto necessario, urgente ed indifferibile, provvedere a dotare tutto il personale dipendente dei dispositivi di protezione individuali, per garantire il rischio da contagio di tutte le infezioni ospedaliere, in particolare in questo momento da coronavirus”.
