Fase 2, da oggi potranno essere celebrati i funerali. Cade l’obbligo del termoscanner fuori dalle chiese

Dovranno essere i parroci a sensibilizzare i fedeli partecipanti a che pongano la massima responsabilità per non esporre se stessi e altri a eventuali contagi.

Il 4 maggio e l’inizio della cosiddetta Fase 2 sono stati considerati per molti una sorta di ritorno alla vita. Poter abbracciare quello che con un termine asettico viene definito ‘congiunto’ ma che è in buona sostanza un affetto caro di cui non si può fare a meno, ha rappresentato una specie di ritorno alla normalità. Una normalità vigilata e temperata da tutte le accortezze necessarie contro il coronavirus ma pur sempre un tentativo di ritorno alla normalità.

C’è poi chi invece proprio in questi giorni deve subire il dolore della perdita di un proprio caro. Da oggi a tutti gli effetti , dopo due tristissimi mesi in cui non è stato possibile salutare per l’ultima volta le persone che venivano a mancare, potranno essere celebrati i funerali. In chiesa o in spazi aperti, nei pressi della struttura religiosa o al cimitero, o senza celebrazione liturgica, purchè con una partecipazione massima di 15 persone.

Nel pomeriggio di ieri è caduto anche l’obbligo di posizionamento del temoscanner nei pressi delle chiese all’interno delle quali si sarebbero dovuti celebrare i funerali, dispositivo che avrebbe complicato inevitabilmente tutto, inficiando un’apertura di buonsenso che in alcune regioni d’Italia come la Puglia sembra essere quasi consequenziale.

Di conseguenza la Cei, la Conferenza Episcopale Italiana, dopo aver incontrato il Comitato Tecnico Scientifico d’ausilio al Governo ha stabilito che per la celebrazione delle esequie non sarà necessaria la presenza di un termoscanner all’esterno della Chiesa. Ci si affida piuttosto alla sensibilità e all’intelligenza dei partecipanti.

«All’interno dei temi trattati con il Comitato Tecnico Scientifico che riguardavano essenzialmente le linee guida per tornare a celebrare l’Eucaristia con il popolo – si legge nella nota della Cei – la Segreteria Generale è tornata a rappresentare l’oggettiva complessità per le parrocchie di corrispondere alla richiesta, relativa alle celebrazioni delle esequie, di dotarsi di strumenti (termo-scanner e/o termometri digitali) per la rilevazione della temperatura corporea. Il confronto di questa sera ha portato a superare questa problematica, con il Comitato Tecnico-Scientifico che ha accolto la nostra richiesta di rivedere l’indicazione data giovedì scorso».

Insomma si dà l’incombenza ai parroci di sensibilizzare i fedeli partecipanti a che pongano la massima responsabilità per non esporre se stessi e altri a eventuali contagi. Di qui, l’esplicita richiesta di rimanere a casa a quanti presentano una temperatura corporea oltre i 37,5°C, di non accedere alla chiesa e di non partecipare alle celebrazioni esequiali in presenza di sintomi di influenza o quando vi sia stato contatto con persone positive a SARS-COV-2 nei giorni precedenti.



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