‘Non ci chiamate eroi, abbiamo tanta paura di contagiare noi stessi, i pazienti e i nostri cari’. La lettera di un’infermiera

Riceviamo e pubblichiamo la toccante testimonianza di un’infermiera tutti i giorni in trincea a Lecce. Gli operatori sanitari non vogliono medaglie; preferirebbero un sistema capace di funzionare

Sono un’infermiera di Lecce, orgogliosa del mio lavoro, mi ritengo una professionista preparata. Un’infermiera che in questo momento difficile viene definita eroina. Nient’affatto: viviamo soltanto con la paura di aumentare il rischio di contagio verso noi stessi, i nostri pazienti, i nostri cari.

Ancora oggi il Sistema non funziona, scarseggiano i dispositivi di protezione o sono inadatti alla gestione ravvicinata (difficile mantenere il giusto distanziamento) con i pazienti e tra operatori nelle procedure complesse.

Oggi più che mai dobbiamo adottare modelli di assistenza personalizzata per seguire il paziente senza avere contatti con altri, prima della sanificazione delle mani. Per i pazienti a media intensità assistenziale (no-covid), in una fase come questa, anche uno studente di terzo anno, vicino alla laurea infermieristica può fornire assistenza personalizzata…. Per non parlare degli studenti in medicina. La malpractice va bandita e si impone un forte cambiamento, dove la complessità clinica non è preminente verso la complessità assistenziale, ma si integra e si completa.

In assenza di modelli, di materiale specifico, idoneo e qualitativamente accettabile noi tutti rischiamo quando ci avviciniamo (anche se tutti bardati) ad un paziente …. Poi, non avendo possibilità di cambi adeguati siamo costretti ad assistere altri pazienti…

Siamo ancora pochi, manca personale di supporto, mancano direttive univoche per l’utilizzo dei DPI, così ognuno fa come meglio crede, basta guardare i numerosi video girati dai vari Presidi Sanitari. Sicuramente i nostri dirigenti stanno facendo l’impossibile per garantire i livelli essenziali di assistenza, ma attualmente è solo un’utopia e non mancano solo i DPI .

Qui a Lecce nel nuovo reparto “covid19” mancano anche i monitor (ne abbiamo solo 2 per 19 pazienti), mancano i porta-flebo. Come si può fare assistenza, come si può vincere una battaglia senza ‘armi bianche’: scusate l’eufemismo ma è proprio così…la stessa arma politica che ha tagliato i fondi alla Sanità.

Un medico o un oss che gira per il reparto con gli stessi guanti è un untore. Ripeto e lo dico ad alta voce lanciando questo allarme: ogni operatore deve mettere mani solo su un paziente la volta, meglio se si lavorasse con un modello di primary nursing, senza contaminare altri, lavando le mani e cambiando i guanti…il contagio passa da questo atteggiamento, da questa cattiva condotta e non additatemi come allarmista ma è la triste verità .

Circa tre anni fa, ho perso il mio caro papà anche lui vittima di un sistema che costruisce cattedrali, non sempre perfette, ma carenti di risorse umane preparate e di risorse materiali adeguate.



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