«Natale con i tuoi…» recita un noto proverbio popolare. La cucina che profuma di buono fin dalle prime ore del mattino, la tovaglia rossa, il pranzo interminabile con i parenti, i regali sotto l’albero da scartare sono “tradizioni” a cui è difficile rinunciare, ma chi sta già pensando alle cose da fare per trascorrere le festività con amici e parenti forse dovrebbe aspettare. È difficile, se non impossibile, pensare ai cenoni, alle lunghe tavolate con la curva dei contagi che continua a preoccupare e con il sistema sanitario stressato e provato dall’aumento dei casi di Coronavirus. Anche riuscendo a frenare i contagi, come ha spiegato Massimo Galli, infettivologo dell’Ospedale Sacco di Milano, non si può commettere l’errore fatto quest’estate, quando un’interpretazione disinvolta del “dobbiamo convivere con il virus” ha fatto abbassare la guardia.
Che si saranno limitazioni, almeno sul numero degli invitati, lo ha confermato anche il Ministro per gli Affari Regionali, Francesco Boccia . «A Natale sarà meglio stare solo in compagnia del “nucleo familiare più stretto“, come misura anti-Covid» ha dichiarato. Nessuna rimpatriata allargata a tutti i parenti, quindi, ma sono con i cari più stretti.
Non è ancora chiaro cosa accadrà. Se ci sarà un nuovo Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri o, più probabile, semplicemente nuove restrizioni, dedicate proprio ai giorni clou del 24, 25 e 26 dicembre. Un provvedimento dove ci sarà scritto cosa si potrà fare e cosa no, quale comportamento dovranno avere gli italiani durante le festività.
Quando Conte disse “Salviamo il Natale”
Impossibile dimenticare quando il premier Giuseppe Conte aveva chiesto dei sacrifici e salvare il Natale. «Se nel mese di novembre seguiremo le regole per tenere la curva sotto controllo, riusciremo così ad allentare le misure e affrontare dicembre e le festività natalizie con maggiore serenità» aveva detto. Anche per questo si sta cercando di evitare un nuovo lockdown nazionale e di adottare misure proporzionate alla circolazione del virus che, in alcune regioni più di altre, continua a correre, mettendo a dura prova il sistema sanitario che potrebbe non essere in grado di reggere la pressione.
