“Abbiamo notizia che dalla data odierna anche in Campania, dopo che lo si è fatto in altre regioni, stia partendo la campagna di controllo sanitario a tappeto sia sulla popolazione detenuta che sugli agenti penitenziari.
Si tratta del test rapido che serve a riscontrare l’eventuale contagio da coronavirus, poiché, essendo di facile utilizzo, permette con poche gocce di sangue del paziente di aver un riscontro entro brevissimo tempo, consentendo ai medici di conoscere subito la presenza o meno del Covid 19 e quindi adottare le misure con estrema urgenza”, con queste parole prende il via la nota stampa inviata alle redazioni, da parte del Sappe, il sindacato di Polizia penitenziaria.
Oggetto del “contendere”, la mancata attivazione negli istituti di pena pugliesi del test sierologico per appurare la positività alla malattia.
“Il Sappe, sindacato autonomo polizia penitenziaria – prosegue il comunicato – raccogliendo il grido d’allarme dei poliziotti e dei detenuti delle carceri pugliesi, sta chiedendo da settimane all’Amministrazione Penitenziaria e alle autorità sanitarie pugliesi di prendere provvedimenti urgenti per evitare che il contagio si diffonda nei penitenziari con conseguenze drammatiche.
Eppure le rivolte e le devastazioni dei giorni 8 e 9 marzo avrebbero svegliato anche un orso in letargo, invece, in Puglia, nonostante la situazione non sia così tragica come in altre regioni, le autorità sanitarie si stanno disinteressando in maniera colpevole, aumentando il malessere e le tensioni che, potrebbero sfociare in rivolte ancora più drammatiche”.
Rientrati in servizio senza esito del tampone
“Che il ‘disinteresse’ e la ‘disorganizzazione’ siano evidenti, lo hanno vissuto sulla loro pelle i 15 poliziotti in servizio presso il carcere di Lecce, i quali, nonostante siano stati a contatto con una detenuta malata di coronavirus, sono stati sottoposti a tampone una settimana dopo l’evento e la settimana successiva sono stati fatti rientrare in servizio senza alcun esito del tampone.
Stesso discorso è accaduto a Bari per cui i poliziotti che sono venuti a contatto con un detenuto entrato in carcere con i sintomi, a giorni di distanza non avrebbero ancora ricevuto l’esito.
Eppure i poliziotti penitenziari alla stregua di medici ed infermieri sono costretti a lavorare a stretto contatto con i detenuti (vedasi perquisizioni, aperture stanze per fare qualche esempio), senza alcun rispetto della distanza e tantomeno della sicurezza sanitaria.
Lo stiamo denunciando da tempo scrivendo ai diretti interessati e sui mass media, ma inutilmente.
Non sappiamo per quale motivo il Presidente della Regione e i responsabili della sanità pugliese, compreso uno scienziato molto stimato, stiano prendendo sottogamba la possibilità di un contagio nelle carceri pugliesi, a differenza di quello che si sta facendo in altre regioni, anche perché gli agenti sono stati fino a poco tempo completamente sforniti di dispositivi di protezione individuale, mentre ora utilizzano le note mascherine ‘carta igienica’ rifiutate da tutti perché non idonee”
Disinteresse anche da parte dei sindaci
“Ci meravigliamo anche del disinteresse dei sindaci di Lecce, Brindisi, Turi, Bari, Altamura, Trani, Foggia, Lucera, San Severo, Taranto che non hanno espresso alcuna preoccupazione per ciò potrebbe accadere nelle carceri della loro città.
Forse hanno dimenticato, oppure non hanno visto le immagini (che fanno rabbrividire tutti gli italiani), girate anche da privati, impauriti su quello che è accaduto a Foggia, e che potrebbe accadere nelle loro città.
Ma forse per taluni primi cittadini è più redditizio politicamente farsi vedere in giro per le città per snidare i contravventori dei divieti (con telecamera a seguito) che protestare, anche energicamente, affinché gli istituti di pena siano dotati di un cordone sanitario al fine di cercare di evitare qualsiasi contagio”.
Sia chiaro questa Organizzazione Sindacale prega perché le carceri vengano risparmiate da questo flagello, ma se il coronavirus si dovesse nei penitenziari, con danni a persone o cose, presenteremo il conto coloro che, insieme all’Amministrazione Penitenziaria, saranno chiamati a pagare oltre che moralmente, anche amministrativamente e penalmente”.
Le richieste
“Per questo rinnoviamo la richiesta di un piano a tappeto per fare sì che gli istituti possano essere messi in sicurezza, così come si sta facendo con gli ospedali e, in altre regioni, si stiano fornendo ai poliziotti adeguate protezioni e si stiano effettuando con urgenza i test rapidi per la rilevazione del contagio.
Avvocati allertati
“Lo studio legale del Sappe – conclude la nota – è stato già allertato anche per contrastare eventuali salvacondotti, che in molti vogliono far diventare legge per evitare di pagare, poi, per i danni che potrebbero derivare dai loro comportamenti irresponsabili”.
