Si sono conclusi con la solenne celebrazione eucaristica di ringraziamento nella chiesa parrocchiale di Santa Maria della Luce in San Matteo a Lecce, i festeggiamenti in occasione del decimo anniversario di fondazione della Casa della Carità di Lecce.
A presiedere è stato l’arcivescovo Michele Seccia. Hanno concelebrato con il presule anche il vicario generale della diocesi nonché presidente della Fondazione Casa della Carità, mons. Luigi Manca, il direttore della Caritas diocesana, mons. Nicola Macculi, ma anche mons. Vincenzo Marinaci, nuovo parroco di San Matteo (dal prossimo 14 gennaio) nel cui territorio opera la Casa della Carità, don Antonio Murrone, don Attilio Mesagne, don Luca Curlante, don Mario De Nunzio e Padre Carmine Madalese della Congregazione della missione dei padri vincenziani.
Sono ormai dieci anni che la Casa della Carità accompagna le storie e le sofferenze della città.
Una tappa importante nella vita di un’istituzione che in dieci anni ha accolto e ospitato diverse persone bisognose provenienti da diversi Paesi. Non si può che ringraziare per il cammino che la Casa della Carità ha fatto da quando fu inaugurata il 9 dicembre 2012, dall’allora Segretario di Stato Vaticano, il card. Tarcisio Bertone grazie all’intuizione dell’arcivescovo emerito di Lecce, mons. Domenico D’Ambrosio e al dono delle monache Benedettine del monastero di Lecce che offrirono alla diocesi l’immobile che oggi ospita la struttura di accoglienza.
Nell’omelia il vescovo ha ricordato che “celebrare i dieci anni, è una storia giorno dopo giorno. Quante persone e quante situazioni sono passate e hanno bussato a quella porta: è passato chi per essere servito, ma anche chi per servire? Sono questi i sentimenti che ci permettono di incarnare il Vangelo, perché tutti ci sforziamo di incarnare come ogni battezzato, di vivere nella quotidianità l’esperienza di farsi carne. Noi mangiamo l’eucarestia. E se è vero che siamo ciò che mangiamo, ecco che la nostra fede ha un’incidenza straordinaria nella nostra vita”. E ha concluso “questi dieci anni sono solo l’inizio della storia, è il prologo ed è la costruzione delle fondamenta che devono reggere ancora la Casa della Carità, una realtà, dove ci deve essere sempre più posto per essere accolti, dove trovare un pasto, dove trovare un consiglio o un amico per scambiare una parola e passare del tempo per non sentirsi soli o abbandonati”.
Al termine della messa il taglio della torta e il brindisi augurale.
(Ph Arturo Caprioli)