La tragica fine di Aneta, ennesima vittima di femminicidio, nella nostra Taurisano, nel nostro Salento, riapre una ferita che non si riesce più a rimarginare. Una ferita che, lo abbiamo visto dopo la morte di Giulia Cecchettin, ha svegliato le coscienze dormienti per aprire uno spazio di riflessione pubblica rumorosa e non più silente.
Aneta era una salentina d’adozione che chiedeva ai suoi giorni serenità, tranquillità, normalità. È stata uccisa da una violenza cieca, assurda, che non appartiene nemmeno al regno degli animali ma solo a quello degli umani che non hanno più umanità.
“Se domani sono io, mamma, se non torno domani, distruggi tutto. / Se domani tocca a me, voglio essere l’ultima” Ada Chirizzi, Segretario Generale della Cisl di Lecce, reduce dall’ organizzazione dell’evento ‘Sisterhood, l’empowerment della Sorellanza‘ lo scorso 8 marzo, ha voluto riprendere queste parole di Cristina Torre Cáceres per commentare ciò che non si trova parole per definire.
“È sempre difficile e doloroso parlare della violenza subita dalle donne e dei femminicidi – scrive Ada Chirizzi, anche nelle vesti di presidente della Fondazione di Comunità del Salento – ma quando succede cosi vicino, nel nostro territorio, tutto diventa più reale, meno ovattato, il dolore diviene palpabile, la rabbia contagiosa, la paura soverchiante. Restano insolute innumerevoli domande, alcune più vive e pulsanti, una su tutte: era possibile evitare questa morte? Queste sono le ore del lutto e del silenzio, fuori di retorica. Questo è il momento del dolore per i suoi familiari, nei confronti dei quali esprimiamo profondo cordoglio e vicinanza. Queste sono ore di amarezza, da cui però trarre nuova linfa per moltiplicare il nostro impegno, non solo accanto alle donne vittime di violenza, ma anche nella prevenzione, parlando alle bambine e alle ragazze di un cambiamento possibile e necessario’.