Indagini e ricorsi sulla nomina del primario di Cardiochirurgia, Casali:’Sono tranquillo’

Raggiunto da ‘Salute Salento’, il dott. Giovanni Casali dice la sua circa le indagini sulla nomina a primario di Cardiochirurgia. ‘Sono abbastanza tranquillo – ha dichiarato – e so che la Direzione Generale ha vagliato e valutato bene tutte le situazioni’.

Indagini e ricorsi sulla nomina del primario di Cardiochirurgia. Una vicenda sulla quale ancora occorre fare chiarezza, tanto che lo stesso Commissario Straordinario della ASL Lecce, Silvana Melli, si espresse in una nota pervenutaci in redazione, confidando “piena fiducia nell’operato della Magistratura”. Oggi Giovanni Casali, grazie ad un’intervista dell’Associazione “Salute Salento”, spiega le “motivazioni”. Alla domanda “Come pensa che andrà a finire?”, egli esordisce così: «Sono abbastanza tranquillo. So che la direzione generale ha vagliato e valutato bene tutte le situazioni. Mi faccia però esprimere idee in generale, non su questo caso, ma su cosa vuol dire oggi dare un incarico di struttura complessa in una Asl. Perché mi sembra che a livello dei media ci sia un po’ di confusione. Intanto si parla di “Avviso pubblico” e non di “concorso pubblico”». La differenza è che il concorso pubblico è per titoli ed esami. Quindi l’elemento merito è di fatto l’unico elemento in gioco. In un avviso pubblico, oltre al merito, è previsto il rapporto fiduciario con il manager. Un elemento che apre qualche margine di discrezionalità nella scelta. «E addirittura, secondo me, anche nelle valutazioni. Non a caso il colloquio, che non è esame, altro non è che la verifica dei titoli nell’ambito delle esigenze di quell’azienda particolare. Quindi il peso oggettivo del merito è importante ma non è l’unico elemento».

Non, dunque, giocano altri fattori nella scelta? Certo, ma altri fattori che rientrano sempre nel rapporto fiduciario e nelle esigenze strategiche dell’azienda. «Parlo in astratto e in generale. Per la Società scientifica di Cardiochirurgia – prosegue – sono inserito in un gruppo di ricerca, dove ho avuto modo di approfondire le procedure concorsuali. Quando si concorre per una posizione di questo livello, è difficile dire chi è il migliore. Perché sono tutte persone degne ed estremamente qualificate, quasi tutte. Penso che forse si sceglie il più idoneo, non il migliore. Un concetto che a livello mediatico non passa facilmente. Si tende alla semplificazione e si dice “abbiamo preso il migliore”. Una semplificazione che va anche a screditare gli altri che magari sono molto meglio di quello che è stato scelto».

C’è una normativa vigente che ha ridotto i margini di discrezionalità del direttore generale. Lo dice il Decreto Balduzzi.  Nella nomina della commissione gli specialisti sono tre e non più due; il presidente della commissione è uno degli specialisti e non il direttore sanitario; la terna viene individuata con un punteggio specifico; e il direttore generale è tenuto a motivare la scelta.  Alla commissione si richiede di valutare il profilo più aderente alle esigenze. «Se l’esigenza dell’azienda, per esempio, è  di sviluppare i percorsi dello scompenso cardiaco – spiega Casali – un candidato può essere leader mondiale in un’altra branca ma se non ha esperienza sul campo dello scompenso, può non essere scelto. Il direttore generale si assume le sue responsabilità, perché la politica sanitaria prevede che le scelte siano aderenti alle esigenze. Un concetto che i media non veicolano».

Da parte dei media però, e anche da altre sponde, c’è il sospetto che la scelta possa essere sostenuta dalla politica. Pure qui, Casali risponde a tono:«La politica si può intendere in tanti modi. Teoricamente dovrebbe essere una parola nobile. Dipende da cosa intendiamo». 



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