Innovativo intervento nell’Uoc di Cardiologia del “Fazzi”, impiantata una protesi aortica con l’approccio ibrido

Viste le gravi condizioni del paziente, un 66enne, si è esclusa la chirurgia tradizionale per procedere con l’approccio integrato ibrido.  

Nella Sala Angiografica dell’Unità Operativa complessa di Cardiologia Interventistica del Presidio ospedaliero Vito Fazzi di Lecce (direttore facente funzione Giuseppe Colonna) è stato eseguito un intervento innovativo grazie all’integrazione multidisciplinare dell’heart team.

I fatti

Un paziente di 66 anni, con storia pregressa di cardiopatia ischemica già sottoposto a by-pass aorto coronarico nel 2015, con diagnosi di valvulopatia aortica con stenosi di grado severo, insufficienza mitralica severa, è stato ricoverato nell’U.O.C. di Cardiochirurgia (direttore facente funzione Salvatore Zaccaria) il 24 febbraio 2021, con sintomi di dispnea ed astenia al fine di una valutazione pre-operatoria. L’esame coronarografico, eseguito il giorno successivo, evidenziava un grave malfunzionamento dei by-pass; dopo la procedura si è registrato un aggravamento delle condizioni generali con dispnea ingravescente e riduzione della performance del ventricolo sinistro con EF < 30% che hanno richiesto il ricovero in terapia intensiva.

Il 26 febbraio l’heart team ha escluso l’ipotesi chirurgica (nuovo by-pass + sostituzione di valvola aortica + riparazione valvola mitralica) per l’elevato rischio operatorio. L’equipe ha quindi valutato l’opzione esclusivamente percutanea (angioplastica + sostituzione valvola aortica con TAVI) anch’essa esclusa per l’elevato rischio procedurale. Si è ipotizzato quindi l’approccio integrato ibrido per eseguire un intervento percutaneo assistito dal supporto cardiochirurgico e cardioanestesiologico.

L’intervento

Il 9 marzo, dopo la stabilizzazione farmacologica, il paziente, previo posizionamento mediante accessi chirurgici di cannule per ECMO (circolazione extracorporea di back-up da utilizzare in caso di deterioramento emodinamico in Sala Angiografica (non potendo usufruire di una Sala ibrida) a opera di un gruppo multidisciplinare (cardiologi interventisti, cardiochirurghi, cardioanestesisti, perfusionisti, infermieri di sala angiografica e di cardiochirurgia) è stato sottoposto a impianto di protesi aortica (TAVI) e rivascolarizzazione (angioplastica) delle arterie coronarie native mediante approccio arterioso transfemorale bilaterale dopo esposizione chirurgica dei vasi.

Nei giorni successivi all’intervento si è registrato un graduale miglioramento clinico con protesi aortica normofunzionante, gradiente transprotesico trascurabile, miglioramento della insufficienza mitralica. Il Paziente è stato dimesso il 25 marzo in discrete condizioni generali e inviato in un Centro riabilitativo.

Il caso descritto è un esempio di elevata complessità clinica che ha richiesto un approccio integrato, multidisciplinare e multiprofessionale per giungere ad una soluzione efficace.



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