L’Aura c’è! Mauro Zilli difende il marchio della sua birra e la spunta contro una multinazionale

Al momento della registrazione del marchio della birra artigianale di sua produzione, l’imprenditore Mauro Zilli si è visto recapitare un’opposizione da un’importante multinazionale

«Troppo spesso ho visto grandi multinazionali sopraffare i piccoli imprenditori per eliminare la concorrenza e avere maggior presa sul mercato. A loro non cambia nulla sostenere un ricorso per vie legali. Che sia un procedimento o dieci cambia poco, sono spese preventivate. Per noi la situazione è diversa. Ma oggi vorrei lanciare un appello a tutti i piccoli imprenditori della provincia e non solo: difendete i vostri diritti. Credete nei valori che vi hanno spinto ad aprire l’attività».

Mauro Zilli è oggi un imprenditore di 37 anni. Era il lontano 2015 quando si vide notificare l’opposizione alla registrazione del marchio della birra artigianale di sua produzione, L’aura birra artigianale salentina, da parte del gruppo multinazionale DAMM, fermamente convinto della sua somiglianza fonetica e visiva con il marchio antecedente Daura, una delle birre senza glutine più famose del mercato internazionale.

Nonostante il tempo trascorso, lo stupore che ha accompagnato la notizia di un’imminente battaglia legale contro un colosso internazionale è ancora impresso nella sua mente. «Il primo pensiero è andato ai sacrifici che da allora avrei dovuto fare per supportare le spese legali. In situazioni come questa una start up incontra grandi difficoltà. Non puoi affrontare serenamente spese da centinaia di euro per spedire lettere e per controbattere le argomentazioni avversarie quando devi comprare un furgoncino o devi pensare alle tasse da pagare e all’affitto del locale commerciale. È stata una spina nel fianco a livello economico, ma a livello morale ero convinto di avere ragione».

L’idea di darla vinta alla multinazionale senza provare a giocare le proprie carte non ha però sfiorato l’imprenditore, legato al marchio della propria birra artigianale non solo per l’iniziale investimento economico, ma anche da un legame affettivo.

«Questo marchio racchiude parte delle esperienze che negli ultimi anni hanno segnato maggiormente la mia vita. Lavoravo negli Stati Uniti quando decisi di tornare a trovare Laura, la mia attuale fidanzata. Al tempo uscivamo in amicizia nonostante provassi già qualcosa nei suoi confronti, ma a causa della lontananza non ci vedevamo da tre anni. Tornai deciso a rivederla e mi accorsi che il sentimento non era svanito. Così mi convinsi a restare e avviai il progetto della birra, che per certi versi era anche un modo per corteggiare la mia attuale fidanzata. Così nacque L’aura birra artigianale salentina, da un gioco di parole e da una storia che prosegue ancora oggi».

Dopo cinque anni la battaglia legale contro il gruppo multinazionale si è risolta a suo favore. L’esaminatrice ha ritenuto inconfondibili i segni distintivi, tenuto conto del normale grado di percezione del consumatore secondo le indicazioni della più recente giurisprudenza. Visivamente diversi, i marchi – in considerazione dell’esito del reclamo – presentano una scarsa somiglianza fonetica e dal punto di vista figurativo sono differenti per posizione, grandezza e cromaticità, così da impedire una sovrapposizione nella memoria del consumatore. Appreso l’esito, l’imprenditore ha tirato un sospiro di sollievo, e con lui una categoria spesso alle prese con le rivendicazioni di colossi economici internazionali. «Il responso mi ripaga degli sforzi di questi anni – conclude Mauro Zilli – Non ho mai minimamente pensato di abbandonare tutto e non l’avrei fatto per assecondare le logiche di mercato delle multinazionali. Invito tutti, se convinti della propria posizione e sempre attenti a non ledere gli interessi altrui, a non lasciar prevalere le speculazioni. Lottiamo per i nostri diritti!».



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