«La scelta di Catia». Dopo la docufiction, le polemiche

Grande successo per la web-serie «La Scelta di Catia – 80 miglia a sud di Lampedusa» andata in onda ieri sera su Rai3. Il racconto dell’operazione Mare Nostrum nel canale di Sicilia, attraverso gli ultimi 60 giorni di lavoro sul pattugliatore Libra di Catia Pellegrino.

Dopo la docufiction «La Scelta di Catia – 80 miglia a sud di Lampedusa» che ha raccontato i ‘retroscena’ dell’operazione Mare Nostrum attraverso gli occhi di una donna coraggio, il tenente di vascello Catia Pellegrino, primo comandante donna della ormai nota nave Libra, scoppiano le polemiche e la critica si divide.

Da un lato c’è chi ha apprezzato ancor di più la grande umanità nei soccorsi e l’eroismo dell’equipaggio italiano che ha tentato in tutti i modi di strappare dalla morte, dalla violenza del mare, dalla stanchezza, dalla fame, dalla sete e dal dolore chi fugge dall’Africa in cerca della felicità o solo di una vita migliore o fugge semplicemente per fuggire, per lasciarsi alle spalle il proprio passato. Dall’altro chi non ha condiviso questa visione per certi versi “romanzata” del dramma umano vissuto dai migranti tacciando di speculazione, di retorica melensa la webseries.

Ci ha pensato «Il giornale», in primis, ad offrire una lettura meno poetica, meno sociologica, ma forse più sociale e certamente più economicistica. L’Italia non è in grado di accogliere quei disperati. Non ne ha la forza, le risorse e le possibilità per farlo. Perché allora articolare la vita dell’eroina salentina sulle tragedie umane a mo’ di romanzo rosa quasi che ci si aspetti il lieto fine da un momento all’altro? Ci va duro Gian Micalessin, che ha firmato l’articolo «L'uso di musiche hollywodiane alternate ed un editing spregiudicato ed accattivante – scrive – punta a privilegiare i sentimenti sulla ragione. Trasformando Catia e i suoi marinai in protagonisti di un prodotto che non è né da grande quotidiano, né da servizio pubblico. Un prodotto in cui la spettacolarizzazione della tragedia e le emozioni da libro Cuore servono a coprire errori e scelte sbagliate di chi ha deciso e mantenuto in vita quell'operazione. E a non farci capire perché prima di lanciare quell'immane e costosa missione non si sia raggiunto un accordo con Bruxelles per la suddivisione dei costi e degli immigrati. Questa melassa indigeribile, dove una puntata dedicata al salvataggio di bambini, donne e uomini in balia dei flutti si alterna al compleanno tutto palloncini e candeline di capitan Catia, qualche verità indesiderata però la regala. E quella dell'infermiere che veste mascherina, camice e guanti prima di esaminare gli immigrati provenienti da una Nigeria dove ci spiega infuriano malattie endemiche. Dicasi Ebola».

Insomma, si nasconde anche il dramma delle malattie infettive dietro  gli sbarchi. A noi tuttavia sembra un giudizio ‘esagerato’ quello de il Giornale. Sicuramente il problema dell’immigrazione non si risolve con una sorta di porte aperte per tutti ma di fronte alla tragedia incombente cosa dovevano fare Catia e il suo equipaggio?



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