La villa comunale, natura e storia nel cuore di Lecce

La villa comunale, intitolata a Giuseppe Garibaldi, è un punto di ritrovo per i salentini, ma anche per i turisti in vacanza a Lecce. Pochi sanno che ‘nasconde’ pagine di storia e cultura locale.

Non sarà un’opera d’arte o un esempio di architettura da studiare nei manuali, ma per i leccesi quell’oasi verde fra i palazzi è una vera e propria istituzione. Anche perché è l’unica macchia ‘colorata’ tra il grigio dell’asfalto. La villa comunale di Lecce, un piccolo polmone naturale, è un gioiello nel cuore del capoluogo barocco, a metà tra Piazza Sant’Oronzo e Piazza Mazzini, da un lato il salotto buono della città, dall’altro la via dello shopping.

La villa – chiamata “Giardini pubblici” nella toponomastica turistica e stradale e intitolata a Giuseppe Garibaldi –  è oggi un punto di ritrovo per i turisti in vacanza nel Salento, anche per quelli di passaggio che si ritagliano una giornata per scoprire le bellezze della città. Da giugno a settembre si incontrano spesso volti di ‘stranieri’ che trovano un riparo, magari in attesa della riapertura dei negozi.  Passata l’estate, in autunno, questo ‘angol di paradiso’ torna ad essere un punto di incontro dei leccesi, un luogo dove tutti si ritrovano, dai pensionati che si ‘riposano’ sulle panchine, ai giovani, dalle mamme ai nonni-sitter che vogliono far respirare un po’ d’aria sana ai bambini piccoli. A dire il vero la villa è circondata da viali trafficatissimi (viale XXV Luglio, via Achille Costa, via San Francesco d’Assisi e via Giuseppe Garibaldi). Tuttavia, gli alberi d’alto fusto, querce e lecci garantiscono quel minimo di salubrità che si conviene ad ogni città moderna.

La villa, strutturata come giardino all’italiana, è attrezzata  con tutta una serie di servizi, come il bar, la ludoteca per ragazzi, i parchi giochi per bambini. Una volta, prima che la cultura ambientalista prendesse il sopravvento, la villa comunale era anche un piccolo zoo. Molti infatti ricorderanno le anatre, i cigni e le tartarughe che dominavano la vasca con la fontana, per non parlare dei lupi, i mitici lupi, simbolo di Lecce (la romana Lupiae, la città dei lupi, come la definivano gli antichi romani). Una coppia di lupi italici vivevano in una grande gabbia di colore verde a ridosso dell’angolo compreso tra via XXV luglio e via Cesare Battisti. A metà degli anni ’80, i lupi furono trasferiti e la gabbia smontata.

Ma la villa nasconde altri ‘segreti’ che la rendono speciale.  Pochi sanno del cosiddetto percorso delle querce leccesi, voluto dallo scienziato Cosimo de Giorgi che, sul finire dell’Ottocento, fece piantare alcuni alberi monumentali per intercettare un asse immaginario legato al sorgere e al calare del sole. Uno di questi alberi si trova, nella villa comunale, altri due in piazza Ludovico Ariosto, un’altra coppia all’ingresso dell’istituto tecnico Costa è il più grande e monumentale in via Marconi, nei pressi di piazza Libertini, al congiungimento tra viale Otranto e viale Cavallotti.

Non solo, la piccola villa di Lecce è anche ricca di storia. Nel 1941, ad esempio, su ordine di Benito Mussolini, «[…] circa i due terzi della superficie furono destinati alla coltivazione di ortaggi, orzo e legumi». C’è anche un rifugio antiaereo che si trova al di sotto del piano di calpestio e che fu attivo durante la seconda guerra mondiale.



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