Il piacere della lettura nell’epoca della digitalizzazione

Che fine hanno fatto i libri nell’epoca della digitalizzazione? Niente può sostituire il profumo della carta e dell’inchiostro

Soprattutto in tempi di pandemia tutti siamo stati costretti all’informatizzazione, pensiamo alle lezioni in DAD e allo smartworking, per non parlare dei social network e di tutta quell’attivita online che, ormai da tempo, ci ha sottratto totalmente dal sano piacere della lettura.

Il mondo cambia, si digitalizza, si adegua e tutto ruota attorno a schermi e tastiere. E i libri? Che fine hanno fatto? Quanti di noi prima di andare a dormire invece di utilizzare tablet e cellulari scelgono ancora una buona lettura? Già da tempo l’editoria europea ha risentito fortemente del cambiamento legato all’informatizzazione e ha così perso molti dei suoi lettori, nel momento in cui si è pensato che fosse la rete l’unico e più efficace mezzo di trasmissione dati. Ma di contro leggere è un’attività complessa e al tempo stesso molto stimolante che comporta tantissimi benefici sia fisici che mentali.

Durante questo processo di decodifica, infatti, si attivano processi neuronali che riducono lo stress, migliorano la memoria e intensificano i tempi di attenzione e riflessione, oltretutto contrariamente a quello che si pensa, queste attività non terminano nel momento in cui il libro viene chiuso, perchè il cervello continua a lavorare in una sorta di ‘memoria muscolare a lungo termine’. Ma come se non bastasse la semiotica ci insegna come il testo letterario sia il più esemplare strumento di raffigurazione e che, dunque, permette ad ognuno di noi di costruire, decostruire e ricostruire infiniti mondi nell’incantevole gioco del fantasticare perché la lettura da piaceri speciali, apre la mente, fa entrare in altri mondi possibili, comunica la bellezza.

Ma leggere è anche un’esperienza vitale che permette di arricchire e ridisegnare se stessi in uno spazio quieto e segreto di profonda comunicazione e se è pur vero che, con i cambiamenti a cui assistiamo, sembri quasi mancare in maniera diffusa la concentrazione, ecco che l’isolamento e i tempi che la lettura richiede dimostrano quanto le rotture non siano mai radicali e di fatto sono ancora molti oggi a tifare per il libro.

Un invito alla lettura tra il profumo della carta e dell’inchiostro nel piacere di uno spazio intimo, perché come disse lo scrittore e aforista francese Jules Renard quando penso a tutti i libri che mi restano da leggere ho la certezza di essere ancora felice‘.