Nessuno mi vuole e ne vado fiera, Maria Teresa Giaffreda presenta il suo primo libro

Maria Teresa Giaffreda presenterà a Parabita il suo primo libro, Nessuno mi vuole e ne vado fiera. Quando le donne si sentono sbagliate, ma non lo sono.

“Nessuno mi vuole e ne vado fiera”. Bisogna leggere il sottotitolo per capire che il libro, il primo, di Maria Teresa Giaffreda è molto di più di uno ‘sfogo’ di una donna, bellissima come si può notare dalla foto sulla copertina rosa shocking e delusa dagli incontri. “Quando le donne si sentono sbagliate, ma non lo sono” chiarisce l’intento dell’autobiografia in chiave sociologica che sarà presentata alle 19.00 nella sala conferenze di Palazzo Ferrari a Parabita.

«Un libro sulle donne e per le donne, ma anche per tutti quegli uomini che vorranno comprendere questo complesso e affascinante mondo femminile» ha raccontato Maria Teresa, giornalista e scrittice che racconterà, dialogando con Antonietta Fulvio editrice de Il Raggio Verde, cosa bisosogna aspettarsi sfogliando le pagine del suo primo lavoro, che non sarà l’unico.

Il libro è diviso in due parti, nei primi undici capitoli l’autrice si mette a nudo, raccontando al lettore le esperienze vissute, il dramma della depressione, la ritrovata autostima e la rinascita di cui ognuno può e deve essere artefice e che vede «l’individualismo come utile alternativa e non come isolamento, ma come costruzione di una personalità robusta e resistente nei confronti degli urti della vita».

Nella seconda parte tre capitoli di carattere saggistico – Le nuove psicopatologie, La spirale della violenza, Il nuovo ruolo della donna – sono utili spunti per ulteriori analisi e approfondimenti sul tema della violenza di genere, ma anche sulle differenze tra uomo e donna e sul valore della parità di genere che può esserci solo se ad essa corrisponde un parità economica ancora tutta da attuare, purtroppo in una società che continua a maltrattare le donne, «delle vere e proprie equilibriste, costantemente in equilibrio precario tra famiglia e lavoro. Una società dove ancora «la scelta di diventare madri incide sul futuro lavorativo, economico, di autonomia e indipendenza delle donne».