Ritardi nelle liste d’attesa della Asl di Lecce, la Cisl chiede a Rollo più attenzione per i cittadini

«Basta con le scorciatoie, le soluzioni approssimative, gli interventi spot, i pretesti». Per la Cisl va messo in campo il “Piano aziendale per il governo dei tempi di attesa della ASL di Lecce”, condiviso e varato nell’agosto del 2019.

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«Siamo dinanzi ad un bisogno di sanità negato che, ove il reddito lo permetta, trova sempre più spesso risposta nelle prestazioni a pagamento, divenendo, invece, nei casi di indigenza, un bisogno silente». I ritardi nelle liste d’attesa della Asl di Lecce per la Cisl sono diventati ormai una questione sociale che aumenta il solco tra chi può permettersi le visite specialistiche a pagamento e chi si deve rassegnare a non farle visti i tempi lunghissimi che con un eufemismo e una punta d’ironia da Viale della Libertà definiscono ‘futuribili’.

L’autunno caldo delle battaglie per una sanità a misura delle esigenze e dei bisogni dei cittadini parte con anticipo. Se la Cgil annuncia sit-in di protesta dinanzi agli ospedali del Salento, la Cisl decide di scendere in campo con un attacco diretto al direttore della Asl di Lecce, Rodolfo Rollo che nei giorni scorsi aveva chiesto ai medici di famiglia di non ingolfare il sistema attraverso la richiesta eccessiva di esami diagnostici urgenti, quelli con il codice U per intenderci.

«Le recenti dichiarazioni del Direttore Generale della Asl sulla grave situazione delle liste d’attesa in provincia di Lecce, più volte da noi denunciata con dati e casi specifici, lasciano a dir poco perplessi. Un problema così grave che, di fatto, diviene negazione del diritto alla salute di migliaia di nostri concittadini, non può più trovare giustificazione in espressioni vuote quale “problema complesso e atavico”, né può essere ancora a lungo giustificata da una emergenza covid, in via di mitigazione».

Vanno giù pesante in una nota congiunta Ada Chirizzi, Segretario Generale della Ust Cisl di Lecce, Antonio Zippo, Segretario Generale della Cisl Fnp – la federazione dei pensionati – e Fabio Orsini, Segretario Generale della Cisl Fp (Funzione Pubblica).

Ada Chirizzi, Segretaria generale territoriale Cisl Lecce

«Ciò che più lascia allibiti è la soluzione prospettata ossia quella di una “attenuazione della richiesta di visite ed esami già in partenza”. Una cura peggiore del male stesso. E anche qualora si riuscisse a dare tempestiva risposta alle richieste urgenti o a breve termine resterebbe aperta la grande questione delle migliaia di richieste di visite e prestazioni differibili e soprattutto delle programmabili. Un bisogno diffuso confermato dai dati in nostro possesso e ben noti a tutte quelle persone che, chiamando per prenotare una visita specialistica o un accertamento diagnostico, si sono sentiti fissare una data molto in là con il tempo o se la sono vista negare a causa delle agende chiuse».

Per la Cisl del resto a parlare chiaro è l’attento monitoraggio della spesa sanitaria sopportata dalle famiglie salentine per l’anno 2020, come testimoniano le dichiarazioni dei redditi. A mancare, dicono da Viale della Libertà, sarebbe la concertazione, un tavolo condiviso con tutte le organizzazioni sindacali che possa creare le condizioni per l’utilizzo efficace delle risorse del Pnrr e dei finanziamenti europei per il sessennio 2021-2027, un piano senza il quale si correrebbe il rischio di continuare nelle difficoltà attuali che ricadono sugli operatori sanitari e principalmente sui cittadini che si rivolgono al sistema sanitario nazionale.

«Basta con interventi spot da parte della Asl di Lecce»

«Che fine hanno fatto – incalzano Chirizzi, Zippo e Orsini – gli impegni al potenziamento dell’offerta specialistica ambulatoriale e di day service e le agende speciali per quanti fossero restati fuori dai tempi di prenotazione? Quali i risultati conseguiti con le risorse aggiuntive stanziate a tal fine dalla Regione Puglia? Che fine hanno fatto gli interventi di prevenzione e la campagna di comunicazione prevista? Una mancata prevenzione che manifesterà presto i suoi terribili effetti. Che fine hanno fatto i PTA e la rete di orientamento e presa in carico delle cronicità? Ha ancora valore e senso citare una medicina del territorio che non c’è? Tali gravi problemi non possono che trovare risposta in una pianificazione di ampio respiro che preveda azioni condivise e conseguenti, che porti ad un superamento di questa logica degli interventi spot o confronti parziali che di fatto eludono l’unico vero confronto possibile e titolato: quello al tavolo territoriale sulla sanità e quello ai tavoli di federazione per la gestione e la riorganizzazione del sistema».