Indifesi in casa, anziana madre aggredita dal figlio violento. Gli psicologi “non bisogna aver paura di denunciare”

Un 49enne di Surbo ha maltrattato l’anziana madre ‘per denaro’. Il presidente dell’Ordine degli Psicologi di Puglia Gesualdo “Attivare il codice rosso per i più deboli”

Non sempre le mura di casa “proteggono” o  fanno sentire una persona al sicuro. A volte, come dimostrano le notizie di cronaca che finiscono sulle prime pagine dei giornali, nascondono le violenze, coprono le offese e le umiliazioni. L’ultimo caso di maltrattamenti in famiglia si è verificato a Surbo. A far scattare l’ira di un 49enne è stato il rifiuto dell’anziana mamma, quel no pronunciato dopo l’ennesima richiesta di denaro. La donna, una 85enne, non ce l’ha fatta più e ha chiesto aiuto alle forze dell’Ordine. Non ha avuto paura di raccontare l’incubo vissuto agli uomini in divisa che hanno scritto la parola fine.

«Non avere paura di denunciare» è anche l’invito del presidente dell’Ordine degli psicologi Vincenzo Gesualdo che, in una nota, ha voluto invitare le vittime di soprusi casalinghi a trovare il coraggio di chiedere aiuto. Oggi più di ieri, visto che l’emergenza sanitaria causata dal Coronavirus ha costretto molte persone all’isolamento, a restare in casa per spezzare la catena dei contagi ed impedire al virus di diffondersi. Una convivenza “forzata” con partner o parenti violenti già prima del Covid19, ma con “l’animo più irrequieto ed esasperato dalla pressione psicologica per la quarantena imposta”.

«È un momento particolarmente delicato in cui si ha paura di tanti aspetti della vita quotidiana, un momento in cui invitiamo le vittime di minacce e violenza a denunciare, per smettere di vivere un incubo in casa propria, il luogo che dovrebbe essere il più rassicurante del mondo» ha dichiarato Gesualdo, sostenendo la necessità di “attivare il codice rosso per i più deboli”.

«Tornare a sentirsi sicuri è un percorso lungo e a volte tortuoso, ma non bisogna mai perdere la speranza: i nostri professionisti sono sempre al servizio della comunità in collaborazione con le istituzioni, specialmente con i soggetti più deboli. Come abbiamo potuto osservare in questa triste vicenda, la mamma di 85 anni ha dovuto affrontare più difficoltà, oltre al dolore per le continue vessazioni, ha dovuto raccogliere tutto il coraggio per denunciare suo figlio, ma è proprio da questo momento che non bisogna lasciare sola la donna» ha concluso Gesualdo.