Tutti contro tutti, il virus ‘disintegra’ la società. Il giorno dopo le manifestazioni in piazza

Se perfino la comunità scientifica è spaccata e i virologi sono divisi in fazioni, figuriamoci cosa succede in chi vede vicino il pericolo di non riuscire a mettere insieme il pranzo con la cena.

Da qualunque punto di vista le si giudichi, le manifestazioni contro i provvedimenti anti-covid del Governo contenuti nell’ultimo Dpcm stanno dimostrando il grado di fragilità, di sfilacciamento e di nevrosi della società italiana.

Il virus i suoi maledetti risultati li sta ottenendo non soltanto all’interno delle corsie d’ospedale e nelle terapie intensive ma anche ai danni di quel tessuto sociale che non riesce più ad essere impermeabile agli effetti extrasanitari del Covid.

Ormai è un generale tutti contro tutti. Del resto se si è spaccata la comunità scientifica e i virologi si sono divisi in bande e fazioni, figuriamoci cosa può accadere a chi non è attrezzato per parlare in termini clinici, ma due conti in tasca se li fa eccome e la paura di non poter mettere insieme il pranzo con la cena lo fa diventare più che loquace.

Basta guardare le reazioni alla pubblicazione dei post che contengono i bollettini sanitari emanati dai Dipartimenti Sanitari delle Regioni per capire che il tempo del dialogo e della condivisione sembra essere finito. Ormai si è già sul terreno di scontro dell’invettiva, spesso figlia di convincimenti che sono sordi e ciechi dinanzi alla freddezza dei numeri. Del resto quando la verità la si possiede in tasca, che senso ha confrontarsi con gli altri che certamente già sbagliano semplicemente nell’essere ‘altri’? Si va avanti per fazioni, consorterie, tifoserie.

Da un lato i presunti manipolatori dei dati e dall’altro le presunte vittime che non ci stanno ad essere sottomesse dal muro schiacciante dei numeri, numeri che per alcuni sono obiettivi per altri invece taroccati e mistificatori.
Da una parte della barricata i negazionisti e i ‘minimizzatori’; schierati dall’altra e pronti alla guerra social i catastrofisti e i ‘massimizzatori’. Di qua i garantiti da un reddito sicuro e di là quelli che non solo non sono garantiti ma che si sentono pure minacciati e presi in giro. Da una parte i giovani che non ci stanno a perdere il loro diritto alla socialità e dall’altro gli anziani – la categoria fragile che il virus ha puntato nei suoi radar – che chiedono prudenza, cautela, responsabilità.

Da una parte quelli che pensano che anche politicamente non sia il momento di dividersi quanto piuttosto di fare fronte comune e dall’altra quelli che si sentono esclusi, non considerati e che chiedono a chi non ha saputo prevedere la seconda ondata del virus di gettare la spugna e andare a casa.

La coesione sociale è saltata, la pancia che borbotta non spreca tempo ad ascoltare arzigogolati sofismi. Si segue la corrente del fiume e si alza il volume dei propri pensieri. Il bisogno, che sia vero o presunto, non scende a compromessi.



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