“Mediterranean Assessment Report”, il contributo di Unisalento nel rapporto sul cambiamento climatico

Si tratta di un rapporto scientifico su clima e cambiamento climatico nel bacino del Mediterraneo stilato da più 190 scienziati di 25 Paesi. Domani il webinar di approfondimento.

Porta anche la firma dell’Università del Salento il primo “Mediterranean Assessment Report”, il rapporto scientifico su clima e cambiamento climatico nel bacino del Mediterraneo stilato da più 190 scienziati di 25 Paesi riuniti nel network indipendente MedECC – Mediterranean Experts on Climate and environmental Change. Si tratta di un documento che mette a disposizione di cittadini, politici e decisori valutazioni scientifiche rigorose utili a ragionare sulle problematiche legate a cambiamenti climatici, inquinamento, utilizzo di risorse e specie “invasive”; descrive gli impatti sull’ambiente, sulla società e sui settori produttivi e le strategie di adattamento per limitare i rischi.

Disponibile online, è stato realizzato su mandato dell’Unione per il Mediterraneo e del programma UNEP-MAP delle Nazioni Unite. Il capitolo 2, sui “Drivers of change”, le “forzanti” del cambiamento climatico, è stato coordinato da Piero Lionello, docente UniSalento di Oceanografia e fisica dell’atmosfera; mentre Sergio Rossi, docente UniSalento di Zoologia, è uno degli autori del capitolo 4 sugli ecosistemi.

Il lavoro di ricerca e i principali risultati verranno illustrati nel webinar “Il Mediterraneo nel cambiamento globale”, in programma, sempre via web, domani giovedì 3 dicembre 2020 alle ore 16.

Il programma del webinar

Dopo l’introduzione del Rettore Fabio Pollice, su “Il Mediterraneo e la ricerca del DiSTeBA” interverrà il direttore del Dipartimento di Scienze e tecnologie biologiche e ambientali Ludovico Valli. Seguiranno le relazioni di Piero Lionello su “Clima e fattori di cambiamento” e di Sergio Rossi su “Gli ecosistemi nel cambiamento in atto”. Alberto Basset, Delegato alla Sostenibilità, parlerà poi di “L’Università del Salento e i temi della sostenibilità”, e in conclusione i presidenti dei consigli didattici di Scienze Ambientali Irene Petrosillo e di Biologia Stefano Piraino parleranno di “L’ambiente del Mediterraneo nella didattica del DiSTeBA”.

I principali risultati del “Mediterranean Assessment Report”

Tutte le aree del bacino del Mediterraneo, nei continenti e nel mare, sono influenzate dai recenti cambiamenti antropogenici. I principali fattori includono il cambiamento climatico, l’aumento della popolazione, l’inquinamento, l’utilizzo insostenibile del suolo e del mare e l’introduzione di specie non indigene. Nella maggior parte delle aree, sono coinvolti sia gli ecosistemi naturali che i mezzi di sussistenza della popolazione umana.

A causa delle tendenze globali e regionali, gli impatti saranno esacerbati nei prossimi decenni, soprattutto se il riscaldamento globale supererà di 1,5-2°C il livello preindustriale. Sono necessari significativi e maggiori sforzi per adattarsi ai cambiamenti inevitabili, mitigare i fattori di cambiamento e aumentare la resilienza.

Il Bacino del mediterraneo

Nel Bacino del Mediterraneo le temperature regionali medie annuali sono attualmente di 1,5° C più elevate rispetto al periodo preindustriale, e potrebbero aumentare fino a oltre 5° C alla fine del secolo in uno scenario con elevate concentrazioni di gas serra. L’aumento della frequenza, dell’intensità e della durata delle ondate di calore comporta significativi rischi per la salute delle fasce vulnerabili della popolazione, specialmente nelle città, e per gli ecosistemi; le precipitazioni diminuiranno, sia pure con differenze fra le varie aree. Le precipitazioni estive saranno probabilmente ridotte del 10-30% in alcune regioni alla fine del secolo, aggravando la carenza idrica esistente, favorendo la desertificazione e diminuendo la produttività agricola, posta a rischio, inoltre, da più frequenti e intensi eventi estremi, salinizzazione e degrado del suolo. È verosimile che la domanda di irrigazione aumenti dal 4 al 18% entro il 2100. Il cambiamento demografico, inclusa la crescita dei grandi centri urbani, contribuiranno ad aumentare significativamente la domanda idrica complessiva; le risorse ittiche sono minacciate da pesca eccessiva, specie non indigene, riscaldamento, acidificazione dei mari, inquinamento, che possono portare nel Mediterraneo all’estinzione di oltre il 20% dei pesci e degli invertebrati marini di utilizzo commerciale entro il 2050; nel 20mo secolo il livello del mare nel Mediterraneo è cresciuto di circa 14cm. Ci si attende un innalzamento compreso fra 20 e 110 cm entro il 2100, con un impatto potenziale su 1/3 della popolazione nella regione.



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