Mesciu Cicciu: termina la collaborazione con l’Università del Salento. Il saluto dai social

Terminato il servizio di “cultore della materia” per una delle figure più amate dell’Università del Salento, Francesco Danieli, detto “Mesciu Cicciu”. Il saluto dai social è per i suoi studenti: “buona strada, ragazzi”.

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E’ trapelata questa settimana via social la notizia che ha lasciato tanto sbigottiti quanto malinconici e nostalgici la gran parte degli studenti che hanno avuto la fortuna di incontrare sul proprio cammino universitario il giovane ed eclettico Francesco Danieli (40 anni), o come ama farsi chiamare anche lui, Mesciu Cicciu (per la sua scelta di vivere da artigiano). Cultore della materia presso la cattedra di Storia Sociale dei Media all’Università del Salento fin dal 2013, proprio questa settimana ha messo al corrente della fine del suo servizio tramite un post sulla piattaforma social di Facebook.

“E’ stato un decennio di collaborazioni importanti, di incontri significativi, soprattutto di interscambio generazionale con gli studenti. Un pensiero speciale va a ciascuno di voi. Buona strada ragazzi” scrive infatti sul suo post.

Uno, nessuno, centomila: fenomenologia di un uomo

 Ognuno di noi è uno, nessuno, centomila”. Si affida alla frase di pirandelliana memoria, per rispondere alle domande che giornalisti ed esperti gli pongono, quando chiedono di raccontar loro la sua esperienza personale.

Seduto in mezzo ai banchi dell’aula, la prima volta che andavi a seguire la lezione, se ti scappava qualche frase d’auspicio sul nuovo insegnamento, magari te lo trovavi a fianco a sorriderti e fare una battuta senza che tu neppure sapessi chi fosse; poi ad un tratto lo vedevi alzarsi in piedi in mezzo all’aula e presentarsi agli studenti del nuovo anno.

Cultore della materia (a mandato esclusivamente passionale e gratuito) presso la cattedra di Storia sociale dei Media di cui è stato titolare fino a poco tempo fa il prof. Mario Spedicato, per le facoltà umanistiche dell’ateneo tra i due mari, è anche membro di redazione della rivista l’Idomeneo e direttore della collana di Storia, Arte e Antropologia Culturale delle Edizioni Universitarie Romane Gli Argonauti (Roma), nonché studioso di fama internazionale di studi storici ed iconologici; ha anche condotto ricerche antropologiche e vernacolari sull’identità salentina e non solo, principalmente votato all’ammirazione e divulgazione culturale della sua città natale, Galatone, per la quale ha pubblicato numerosi volumi.

“Ho scelto la mia terra, la mia famiglia, il lavoro delle mie mani e il sudore della mia fronte”.

Dopo oltre sedici anni lontano da casa, per aver seguito gli studi, Mesciu Cicciu un decennio fa ha poi scelto di tornare nella  sua amata terra, il Salento, dove si è sposato insieme alla moglie Annarita ed è diventato padre di due bambini; mantiene i suoi affetti e condivide l’attività lavorativa con la piccola impresa edile “Mesciu Cicciu” da lui stesso messa in piedi.

“Da bambino amavo molto la manualità dei mestieri antichi, passavo ore e ore a rubare ogni singolo gesto dei vecchi artigiani”

E’ con quella stessa passione che pietra su pietra, mattone su mattone, armato di mannara e chiànula, porta avanti la sua attività di muratura antica, realizzazione di archi e volte a stella, lavorazione della pietra leccese e restauro di antichi manufatti e preservazione di edifici dal valore storico.

Poi gli studi, la passione verso gli studenti affidatigli in questi anni e ancora la divulgazione storica, iconica e culturale della sua amata città Galatone e il suo caro Salento.

“Cerco di pacificare quotidianamente i tanti Ciccio che abitano in me, infondendo cultura nell’attività manuale che mi fa portare il pane a casa e rimanendo terra terra quando – svestiti gli abiti di fatica – mi ritrovo in giacca e cravatta a tenere una conferenza internazionale.”

Spiega ancora in un’intervista per Fuoriporta, che riporta in maniera diretta e concisa le idee e la visione della sua esperienza personale e dei cambiamenti tanto radicali affrontati fino ad ora, durante il suo percorso di vita.

Dai muretti a secco all’imprecazione salentina, l’identità di un popolo

“Voi dovete essere capaci di immagazzinare cultura, di farvi un bagaglio vostro personale ingente dal quale estrapolare l’antidoto per il cammino della vita di ogni giorno

E’ uno dei più grandi insegnamenti che sta alla base della comunicazione oltre che didattica, anche reale e delle scelte che Mesciu Cicciu ha sempre profuso e dimostrato tramite il suo operato.

Dal grande sapere teorico con svariati studi condotti e pubblicati e un contributo particolare all’arricchimento del valore autoctono, come ad esempio sull’evoluzione storica e antropologica di un elemento tanto banale quanto fondamentale quale quello della nostra lingua vernacolare e lo studio sull’imprecazione salentina”, alla maestria pratica del lavoro svolto sotto al sole, del SUDore della fronte, delle mani dell’artigiano che lavora la pietra realizzando gli antichi muretti a secco tipici della nostra terra, ancora lì in piedi dopo secoli e dichiarati oggi “patrimonio storico dell’umanità” dall’Unesco.

E’ questa la parabola nascosta dietro la storia della sua vita e della sua attività, ed è quella, che ad una visione più ampia, probabilmente, è nascosta anche dietro all’identità di un popolo quale quello salentino, che applica l’immediatezza di soluzione pratica e manuale, al grande bagaglio culturale della sua storia e del suo territorio, per cui Danieli ha scelto sempre di optare.

“Buona strada ragazzi”, quello che scrive sulla sua pagina a fine dei ringraziamenti è il più semplice dei saluti e degli auspici, ma forse il più significativo. Perché una strada apre a tante nuove avventure e come un cammino porta a tanti posti e a tante nuove situazioni che aiutano a sognare, ma al tempo stesso è un’idea pratica che richiede l’impegno e la costanza di ogni giorno e soprattutto la manualità di fare ogni volta una scelta, quella che siamo chiamati a compiere realmente e quotidianamente, coi piedi per terra.

Con tanti auguri per tutto.

“Buona strada anche a te, Mesciu Cicciu.”.