“Adesso è giunto il momento di smettere di parlare di noi e parlare con noi”. Queste le parole d’esordio di “Collettiva”, nuova organizzazione politica giovanile nata da una rete di studenti e giovani professionisti di Nardò. Già una quarantina, a poche ore dal lancio dell’iniziativa, e con le idee chiare: rigenerare la politica cittadina, riappropriandosi del giusto spazio nel dibattito pubblico e orientando le azioni verso un orizzonte innovativo, in cui la collettività venga prima dell’individuo e le categorie più deboli siano coinvolte nelle decisioni.
Queste le chiavi di accesso alla città del futuro: una città inclusiva, eretta sui pilastri dell’ambientalismo, della ricchezza e della vivacità culturale ed economica. E dove le scelte passino per l’interlocuzione con loro: “Le figlie e i figli di questa terra in cui riconosciamo nitidamente potenziali inespressi di crescita culturale”. Loro: “Giovani neet, studentesse e studenti, lavoratori e lavoratrici, europeisti, che hanno cercato, anche emigrando, di arricchirsi di esperienze, e seguire una passione creando valore aggiunto per il proprio domani e per il proprio territorio”.
Nasce così, a qualche mese dalle amministrative, una formazione slegata dalle liste in competizione, che si propone come fucina di idee e molla propulsiva per le scelte che decideranno il futuro della città. “Abbiamo un’aspirazione ampia: non quella di essere i giovani che pensano ai giovani. Ma i giovani che possano parlare di tutto ciò che avviene in città, provando a dare il giusto contributo, con una visione e un taglio innovativi rispetto a quanto si è visto sinora”, spiega Giorgio Carcagni, 23 anni, tra i promotori dell’iniziativa.
“La partita che si gioca oggi con il recovery fund – continua – ci obbliga a reimmaginare i nostri territori, visto che lo sviluppo per almeno i prossimi 50 anni passa da qui. Non possiamo restare solo a guardare e lasciare che siano altri a discutere e decidere cosa sarà del futuro della città”. Da qui, dopo settimane di progettazione sul territorio, l’appello rivolto ai neretini che si trovano fuori dai confini cittadini per ragioni di studio o lavoro. Per iniziare a costruire oggi la città di domani. E per farlo chiedendo l’apporto delle diverse esperienze.
Adesioni sono giunte da studenti e lavoratori dislocati tra Milano, Roma, Torino, Pavia, Bari, Perugia, Chieti, Ferrara, Napoli, Leeuwarden. “Tutti apporti importanti per pensare alle linee politiche della nuova città – spiega Carcagni – che necessita tanto dell’esperienza maturata da chi è rimasto sul territorio, quanto degli spunti di chi è andato fuori e ha visto un’organizzazione differente. Non lavoriamo solo per il presente. Abbiamo una visione di lungo periodo: l’intenzione è di rigenerare una classe politica, e di porre l’attenzione sulle infrastrutture sociali della nostra città. Nardò sta cambiando, ma non sta cambiando con noi, sta cambiando da sola. Per noi questa è la chiave fondamentale: definire insieme la strada da percorrere, instaurare un rapporto di fiducia con la politica”.
“Un paese ci vuole”, dicono dunque dall’organizzazione. Immaginando una città consapevole, condivisa, accogliente e tesa allo sviluppo collettivo. Un paese che “ci vuole, non fosse altro che per la certezza di poter tornare. Abbiamo diritto a tornare, a restare, a pretendere e contribuire, ad ascoltare e decidere. Adesso – affermano i membri di Collettiva – è giunto il momento di smettere di parlare di noi e parlare con noi. Siamo il futuro, vogliamo restare”.
