Ottantadue anni fa iniziava l’Operazione Barbarossa. Fare Memoria per non ripetere l’errore

Lo storico Donato Maglio ricorda un passaggio strategico delle vicende vissute dall’Europa nel Novecento, tra violenze e persecuzioni.

Il 22 giugno del 1941 per l’Europa orientale iniziava un periodo lungo tre anni caratterizzato da violenze, massacri e persecuzioni perché, la Germania nazista, invadeva l’Unione Sovietica tradendo quel “Patto” scellerato, siglato due anni prima, il 23 giugno 1939, che la storia ricorda come Molotov-Ribbentrop. I Ministri degli Esteri di due Nazioni governate da criminali di alto livello, Adolf Hitler e Josif Stalin, da quel giorno di agosto, cominciarono un periodo di collaborazione politico-militare che porterà i due Capi di Stato a spartirsi l’Europa orientale uccidendo e deportando, in campi di concentramento e gulag, migliaia di persone per la sola colpa di esser nate. Quella collaborazione terminò proprio il 22 giugno di ottantadue anni fa quando ebbe inizio l’Operazione Barbarossa.

Quello che è più raccapricciante di questo singolare avvenimento storico, è la violenza con la quale “l’uomo” abbia potuto trattare e sottomettere il proprio simile solo perché ritenuto indegno di vivere per motivi politici, etnici e religiosi. Quando la Wehrmacht (esercito tedesco) entrò in Unione Sovietica che all’epoca comprendeva gli Stati Baltici (Lettonia, Estonia, Lituania), la Bielorussia, l’Ucraina, la Crimea ed il Caucaso, un territorio sconfinato di migliaia i chilometri, era seguita da quattro gruppi paramilitari denominati Einsatzgruppen (unità mobili di sterminio), formate da SS, Polizia e Waffen SS, che avevano il compito di uccidere gli ebrei, le popolazioni nomadi rom e sinti ed i commissari politici comunisti per liberare l’Europa da “parassiti e razze inferiori”.

È da rilevare come, l’ideologia nazionalsocialista, considerasse il bolscevismo un’emanazione del giudaismo internazionale e, di conseguenza, i chiari paralleli tra le due categorie di elementi ostili da eliminare.

Reinhard Heydrich, Governatore nazista di Boemia e Moravia, aveva dato due direttive fondamentali: uccidere gli elementi bolscevichi più fanatici e, senza distinzione, gli ebrei perché inferiori etnicamente e certamente a capo delle strutture sovietiche.

Le Einsatzgruppen erano divise in quattro reparti, ed ogni reparto, era formato da circa mille uomini. Appena giunte nelle città già occupate dall’esercito, provvedevano a emanare dei decreti che ordinavano a tutti i cittadini ebrei di presentarsi in un punto di raduno dal quale sarebbero stati reinsediati in altre località per effettuare un servizio di lavoro obbligatorio. Gli ordini affissi per le strade chiarivano inequivocabilmente che, chi non si fosse presentato, sarebbe stato passato per le armi.

Successivamente, gli sventurati, erano condotti presso grandi fosse già scavate, vecchi cantieri in disuso o profondi burroni, e fatti spogliare completamente. Nudi, si dovevano avvicinare al bordo delle fosse dove i carnefici, molto spesso ubriachi, li uccidevano a colpi di mitragliatrice o di pistola alla nuca. In numerosi casi, le vittime, erano obbligate a sdraiarsi sullo strato di cadaveri di coloro che erano già stati uccisi, prima di essere colpiti da una raffica di mitragliatrice.

I neonati venivano spesso lanciati in aria e usati come bersaglio per i colpi dei carnefici. Una volta terminati i massacri, le fosse venivano cosparse di calce viva per impedire il proliferarsi di epidemie. Successivamente si adottarono i gaswagen, ossia camere a gas mobili che eliminavano, attraverso l’uso del monossido di carbonio, sessanta persone alla volta per rendere meno dirette le uccisioni, deresponsabilizzando i soldati, e per non sprecare munizioni.

L’occupazione dell’Unione Sovietica terminata nell’autunno del 1944 con un totale fallimento, causerà la morte di un milione e mezzo di civili e più di cinque milioni di soldati. Raccontare questi tragici eventi non è un atto a sé stante ma è un dovere, il dovere di fare Memoria di quello che è accaduto all’umanità innocente, facendo in modo che valga d’esempio per il presente. Con le persecuzioni, le violenze e le guerre in atto a livello globale ancora oggi, c’è bisogno di innescare sentimenti di pace attraverso il ricordo e non bombe da gettare contro il fratello indifeso ed innocente.



In questo articolo: