Evitiamo di trasformare la natura in un film di Spielberg

La convivenza tra uomo e animali selvatici ha bisogno di regole e sacrifici per tutti. L’episodio avvenuto in Trentino fa suonare alto l’allarme ma bisogna arginare le psicosi. Obiettivo: garantire il benessere degli animali e la sicurezza delle persone

L’Italia non è abituata, altri Paesi sì. Esistono luoghi del pianeta in cui gli attacchi di animali selvaggi sono all’ordine del giorno. Sul nostro territorio nazionale però non era mai accaduto che un orso attaccasse e uccidesse una persona. Da oggi in poi, perciò, cambia tutto. Il reinserimento in natura di specie quasi scomparse come orsi e lupi è un fatto straordinariamente importante per il benessere stesso della natura e per i suoi equilibri, ma occorre stare attenti alle minime regole di convivenza tra uomini e animali, regole che o non esistono o pochi rispettano.

Gli orsi in Italia non hanno mai rappresentato un problema per nessuno, basti pensare ai legami stretti e consolidati tra la popolazione di orsi marsicani e le comunità abruzzesi, con gli animali che si avvicinano regolarmente ai centri abitati e che percorrono pacificamente le vie cittadine specie d’estate. Eventi documentati innumerevoli volte con fotografie e video. Ma la storia dell’Abruzzo sembra essere diversa da quella del Trentino, dove il reinserimento dell’orso bruno già da qualche anno ha evidenziato situazioni di rischio che a volte travalicano i limiti accettabili, come nel caso del giovane runner ucciso da un orso.

Qui siamo su una terra di frontiera, dove la legislazione deve tenere conto delle implicazioni geografiche ed etologiche e soprattutto di quelle dinamiche socio-economiche che fanno del Trentino una capitale del turismo di montagna a livello europeo, con milioni di vacanzieri che nel corso di tutto l’anno scelgono i boschi e le valli di questa regione per recuperare una relazione intima con la natura, fatta di foreste e di animali che le abitano.

Ora, con migliaia di persone in giro per sentieri e quasi duecento orsi bruni in circolazione la possibilità di qualche incontro faccia a faccia è molto concreta, e le conseguenze possono essere serie, come si è visto. Ecco perché il turismo va educato e regolato, come le attività sportive all’aperto. Occorrono prima le regole e poi i controlli per il rispetto delle stesse.

Sentieri da seguire e sentieri da non seguire, conoscenza del rischio e dei comportamenti di eventuali animali. L’orso a differenza del lupo è un animale territoriale, che ha bisogno di spazio, ma che si sposta in un ambiente ‘riconoscibile’, da difendere come la propria casa. L’areale del lupo è molto diverso e risente della necessità di seguire le prede, per l’orso invece è diverso, e infatti è più facile da tracciare a differenza dei lupi. Ma l’orso può essere più pericoloso, atteso che non mangia l’uomo, il suo attacco può essere motivato solo da esigenze di predominio territoriale o di difesa; il lupo fugge alla vista dell’uomo, l’orso lo attacca, non accettando l’intrusione. È come se l’animale si sentisse proprietario esclusivo di quel pezzo di montagna o di vallata.

Questo tuttavia non spiega del tutto le dinamiche interrelazionali e la differenza comportamentale tra gli orsi dell’Appennino e quelli delle Alpi, le cui interpretazioni rinvieremo eventualmente ad altra sede.

Ciò che rimane è lo sconcerto per la morte di un giovane, la caccia che si apre all’orso che ha ucciso, gli echi distorti del fatto di cronaca, la psicosi che potrebbe seguire, e i provvedimenti politico amministrativi potrebbero guardare in direzione strabica.

Insomma un pasticcio, oltre che un dramma, da superare con senso di responsabilità e serenità di giudizio, perché la vita umana viene prima di tutto, certo, ma è altrettanto vero che gli animali non sono mai colpevoli. E anch’essi meritano di essere tutelati e lasciati liberi di vivere secondo natura. A noi il compito di evitare scontri in campo aperto, in senso stretto e in senso figurato.