
Negli ultimi anni l’anticiclone africano ha ‘soffiato‘ sull’asticella della colonnina di mercurio che ha segnato valori insoliti per il periodo. Temperature piacevoli, lontane dal ‘classico’ autunno che anche quest’anno non è riuscito a imporsi del tutto, almeno al Sud. Secondo gli esperti, infatti, nel fine settimana, il termometro dovrebbe salire, confermando la tradizione della ottobrata romana, un periodo in cui l’alta pressione la fa da padrona.
La data da segnare in rosso sul calendario è quella di sabato 12 e domenica 13 Ottobre, quando il termometro potrebbe sfiorare i 27°C, soprattutto nelle regioni medidionali. Insomma, è un autunno “strano”. Di giorno, chi può si gode un’altra giornata di mare, di sera si rispolverano dagli armadi i maglioncini leggeri per ripararsi dal fresco. Fresco, non freddo, grande assente fino a quando continuerà a dominare l’alta pressione che, previsioni alla mano, non ha alcuna intenzione di mollare la presa.
Nessun cambiamento, salvo sorprese, è atteso almeno fino alla metà del mese, quando l’Autunno potrebbe provare ad alzare la voce.
Una bella parentesi, dopo il maltempo che ha messo in seria difficoltà parte dell’Italia, che non dovrebbe “sorprendere”. Come detto, si tratta della classica «ottobrata romana», termine ormai diventato di uso comune per indicare quei ‘giorni’ di beltempo che invogliano ad organizzare gite fuori porta e passeggiate all’aria aperta. Un periodo in cui si vive una seconda estate, quando ormai è bella che archiviata, ma con i colori e i sapori dell’autunno.
Il punto è che non si tratta solo di una parentesi. La cosiddetta ottobrata, che anticamente indicava le tradizionali feste che chiudevano il periodo della vendemmia, durerà fino a quando l’alta pressione dovrebbe cominciare a battere la ritirata per lasciare il campo a una fase di tempo piuttosto instabile su buona parte del Paese.
Tra storia e tradizioni popolari, cos’è l’ottobrata romana?
C’è stato un tempo in cui l’Ottobrata romana non indicava solo un periodo dell’anno scandito da giorni soleggiati e temperature miti che sembrano più una seconda estate che l’inizio dell’autunno, ma corrispondeva ad un vero e proprio rito che riprendeva la tradizione degli antichi Baccanali, lle festività pagane legate al ciclo delle stagioni e alla celebrazione del dio vino.
Per celebrare il raccolto e la fine del duro lavoro nei campi, ogni famiglia organizzava una gita fuori porta e da ogni rione di Roma partivano le carettelle, le tipiche carrozze a forma di guscio d’uovo trainate da due cavalli, bardati e adornati di sonagli e campanacci, su cui sedevano le ragazze, vestite in modo ricercato. Chi sedeva al fianco del carrettiere era chiamata la bellona, le alterano semplicemente le minenti.
Il resto della comitiva, parenti e amici che facevano da “scorta” seguiva a piedi il carro fino alla destinazione: Testaccio, ma anche Ponte Milvio, San Giovanni, Porta Pia, San Paolo, Monteverde e Monte Mario, che nella prima metà dell’Ottocento erano ancora coltivati a orti e vigne.
A queste scampagnate goderecce, in cui non potevano mancare cibo e buon vino, partecipavano proprio tutti, nobili e popolani. I gruppi divisi, dopo qualche brindisi, si mescolavano, dando vita ad un’unica grande festa.
L’ottobrata romana era una festa chiassosa, che attirava l’attenzione dei forestieri e di chi era solo di passaggio. Anche Giacomo Casanova racconta di aver vissuto l’ottobrata romana, descrivendola come una giornata bellissima, con un solo difetto: il tragitto da Roma a Testaccio, troppo breve per permettergli di stare insieme alle sue donne a bordo della carettella.