
Tanta palude, stagni e acquitrini nel Salento. Ottimo per le specie migratorie e per gli animali che frequentano le zone costiere. Il paesaggio assomiglia a quello di 40 anni fa.
Chi ha un po’ di anni nei cosiddetti canali, da ragazzo, ci andava a pescare. Carpe e tinche erano a portata di tutti, specie nelle zone di palude retrodunale tra Frigole e Otranto, lungo tutta la fascia costiera sabbiosa dell’Adriatico meridionale.
Poi negli anni la sempre crescente siccità primaverile ed estiva ha ristretto le zone paludose che oggi invece tornano a rivivere di nuova vita.
Ecco in parte spiegato anche il motivo dell’insolita ed eccezionale presenza di zanzare in questo complicato inizio d’estate.
Quella appena trascorsa, statistiche alla mano è stata la primavera più piovosa dal 1992, ecco perché la superficie delle paludi costiere è considerevolmente aumentata. Ciò rappresenta un dato significativo in zone protette come Le Cesine o gli Alimini, territori fatti sostanzialmente di acqua e per questo mete ricercate di una fauna in crescente espansione.
Risvolto della medaglia una sproporzionata carica di insetti, di tutti i tipi che costringeranno noi tutti a cambiare le nostre abitudini all’aperto, almeno provvisoriamente.