I commercianti di Piazza Libertini ‘replicano’ a Salvemini: ‘Decoro? Pensi alle piante di capperi sulle mura del castello’

Il Comitato dei commercianti di Piazza Libertini risponde al Sindaco Carlo Salvemini: ‘Siamo noi a dare senso a quel luogo trascurato con il nostro lavoro’

«Caro Sindaco, che dire, ci ricorda i Jalisse: fiumi di parole». Non accenna a placarsi la polemica tra i commercianti di Piazza Libertini (che si sono riuniti in un Comitato) e il Sindaco di Lecce. La questione è nota, anzi arcinota. Il primo cittadino e la sua amministrazione non ne hanno voluto sapere di concedere ai commercianti Piazza Libertini per l’allestimento di un mercatino di Natale. La motivazione insiste tutta sul decoro urbano: troppo brutte, a detta dell’amministrazione, le pagodine in pvc utilizzate come box per la vendita. Troppo brutte per poter stare in quella piazza di alto pregio artistico che Salvemini dichiara di voler riqualificare ancora di più e rilanciare sia per i leccesi che per i turisti.

Ai commercianti ha dato molto fastidio però che la Giunta – per sostanziare il suo ‘no’ – abbia chiamato in causa un parere della Soprintendenza alle Belle Arti che in realtà, si è scoperto, non c’è mai stato.

E se in un post su Facebook Carlo Salvemini aveva rivendicato il suo diritto a scegliere l’utilizzo più adeguato degli spazi pubblici, ricordando a tutti il consenso elettorale di cui gode il suo progetto di città, a stretto giro di posta è arrivata la risposta dei commercianti. Ironica, sarcastica, pungente e altrettanto diretta.

«Caro, Sindaco, Le manca proprio quel senso pratico del buon padre di famiglia. Lei ci parla di dialogo e poi con il solito sorriso sornione ci dice che dovevamo “condividere il progetto dell’amministrazione”. Ci chiediamo perché l’amministrazione non condivide con noi le nostre difficoltà e i nostri bisogni e forse anche il gusto dei tanti nostri clienti per cui siamo un riferimento? Ci sono chiari messaggi, testimonianze ed altro ancora…che provano quello che abbiamo già detto: la sua amministrazione, i suoi assessori e consiglieri hanno sempre riferito che tutto sarebbe dipeso dalla Sopraintendenza. Bene abbiamo con sorpresa appreso che non è così!».

E fin qui la polemica su quel benedetto parere della Soprintendenza. Il Sindaco si è assunto tutta la responsabilità della scelta, ma probabilmente qualcuno nella sua maggioranza, conscio di non avere le spalle forti e l’autorevolezza di Salvemini, ha messo erroneamente in mezzo l’ente di Via Galateo creando più di qualche disagio ai commercianti e rischiando di far fare brutta figura all’Amministrazione.

Ma la seconda stoccata passa proprio dal concetto di decoro. Perché se il vero motivo del no alle pagodine in pvc è il decoro di quella bella piazza, ecco allora che i commercianti si tolgono più di qualche sassolino dalla scarpa e ricordano alla Giunta le problematiche in cui versa quella location. Altro che decoro, insomma, a loro dire!

«Lei ci parla di decoro quando, invece, non comprende che siamo proprio noi a dare senso e decoro a quella piazza. Siamo noi a coprire le mille buche, i mille dislivelli, il tappeto di bitume che la compone e a distrarre l’occhio del turista dai muri abbandonati del Castello. Siamo noi a dare senso a quel vuoto. Senza di noi, quello che lei chiama decoro diventa un buco nero. È facile far dipendere il cattivo gusto della piazza dal nostro lavoro, quando poi l’amministrazione lascia crescere intere piantagioni di capperi sui muri del castello. Innanzi a questo scempio però ci chiediamo, qual è l’interesse pubblico? Esiste solo per essere frapposto tra noi e i suoi gusti personali?»



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