Polemica sulle postazioni del 118, Scardia: “non si scherza sulla qualità del sevizio”

Non ci sta il responsabile del 118 di Lecce, Maurizio Scardia ad accettare le critiche che le associazioni di volontariato hanno manifestato sulle postazioni estive di primo soccorso. E ribattere punto per punto

Bisogna dare a Cesare quel che è di Cesare, recita un noto proverbio e per quanto riguarda la postazione fissa del 118 da attivare nelle località che si affacciano sul mare la competenza è della Asl di Lecce. Su questo non si discute.

Certo è che la tragedia di Torre Chianca ha acceso i riflettori su quello che non va nel sistema. Le associazioni di volontariato, dal canto loro, hanno presentato un “cahiers de doléances” lungo e argomentato. Secondo il loro punto di vista, sarebbero troppi i paletti richiesti dall’Azienda di via Miglietta sul personale e sui mezzi e anche se sembra inelegante fare un’analisi dei costi/benefici sulla salute dei cittadini, molti preferiscono fare un passo indietro, considerando poco conveniente assumere l’impegno. In tutto questo, a perderci sono i salentini e i turisti che frequentano le nostre coste e che potrebbero aver bisogno di un’ambulanza. E succede al mare, come in città che un minuto in più può salvare una vita.

Ma a stare sul banco degli imputati il 118 proprio non ci sta. «La legge e legge» tuona il responsabile del 118, Maurizio Scardia che ai microfoni di Leccenews24 ha risposto punto per punto alle doglianze delle associazioni. Non è la Asl a mettere i paletti, ma una legge regionale a cui bisogna attenersi.

«Per quanto riguarda i requisiti bisogna essere in regola. Non bisogna prescindere dalla qualità quando si affida ad una associazione di volontariato un servizio delicato come quello del 118. Non si possono stipulare convenzioni a chi è palesemente in conflitto con le norme, stabilite da una delibera di Giunta regionale, la numero 1479 del 2011, dove vengo fissati i parametri da rispettare, senza se e senza ma. Non è una invenzione della Asl» ha dichiarato Scardia.

«Non è un servizio gratuito, non si fa beneficenza – precisa – è un servizio che la Asl paga alle associazioni E ci sono tariffe standard. Non c’è alibi che tenga». Respinge le accuse al mittente, quindi, il responsabile del 118.

Per quanto riguarda il chilometraggio dei mezzi, Scardia precisa: «Non si lamenti chi partecipa, quest’anno i parametri come la percorrenza chilometrica consentita sono stati allargati, passando da 230mila fino a 300mila chilometri. Bisogna rispettare la legge anche su questo punto, perché non si scherza con la salute delle persone».

Ammette il rischio che tutte le postazioni non siano coperte, ma Scardia assicura che, nei prossimi giorni, qualcuna sarà attivata perché si stanno valutando delle richieste.

«Non c’è nessun muro contro muro ed è impossibile ‘negoziare’ su questi servizi. E poi – conclude – la 117 del 2017 che riguarda il terzo settore introduce la ‘regolamentazione’ di pagamenti al personale impiegato dalle associazioni. A Roma c’è stato un incontro con il 118 dove si è discusso proprio dei costi. In effetti c’è una difficoltà, ma tutte le Regioni ‘soffrono’ dalla Puglia all’Emilia Romagna». La querelle è sulla figura del volontario.

Mette i puntini sulle i anche sui corsi di soccorritore erogati con il contagocce: «Non è vero anche questo appunto. Ci sono almeno due percorsi formativi all’anno. Per ogni corso – precisa – arruoliamo 36 persone quindi ogni anno vengono licenziate più di 70 persone. Facciamo questi corsi da 10 anni, vuol dire che abbiamo abilitati quasi mille soccorritori».

Ultimo punto, ma non meno importante sull’avviso che dovrebbe essere rivolto a tutte le associazioni intenzionate a partecipare all’affidamento delle postazioni di primo soccorso. A chi con noi si è lamentato di non essere stato ‘invitato’ Scardia risponde: «Non me ne occupo io, ma il servizio patrimonio ed è a quello che dovrebbe essere girato qualche eventuale appunto».



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