
Postazioni estive di primo soccorso, Salvemini e Biasco vengono ai ferri corti, ma la Asl, che è l’unica che dovrebbe parlare, tace e fa finta di non sentire.
La situazione è paradossale e nasce da una tragedia. La morte di pensionato 66ennne nella marina di Torre Chianca ha innescato il battibecco tra il sindaco di Lecce e il Presidente dell’Associazione “Marina di Torre Chianca”.
Quest’ultimo aveva fatto presente al primo cittadino che nella località balneare non ci fosse il presidio di pronto soccorso e che non era necessario aspettare un dramma per attivarsi a collocarlo.
Piccata la replica di Salvemini, che aveva ricordato a Biasco l’impegno politico con Erio Congedo, ribadendo poi la non responsabilità del Comune e quella invece della Asl. Nell’infuocato pomeriggio anche la contro-risposta.
Abbiamo voluto, pertanto, capire quale fosse la situazione, poiché, al solito, si è creato un battibecco politico a livello social. Vediamo di fare una sintesi.
Secondo noi bene ha fatto Biasco a scrivere al sindaco che è la più alta autorità sanitaria della città. A chi se non al primo cittadino si sarebbe dovuto rivolgere? Altrettanto bene ha fatto Salvemini a ricordare al Presidente che le responsabilità non sono certo in “Via Rubichi”, bensì in “Via Miglietta”.
E l’Azienda Sanitaria Locale che fa? Nessuna risposta ufficiale! Eppure va detto che le postazioni estive di primo soccorso sono sguarnite perché la Asl non ha suo personale da mandare e poi in quanto le associazioni di volontariato specializzate nel soccorso che si dovrebbero candidare a fornire il servizio, non si candidano perché è antieconomico.
Il rischio è che quelle postazioni, persistendo così le cose, rimangano deserte per tutta l’estate, con buona pace di chi ne dovesse avere bisogno.
Il fatto è che la Legge sul riordino del Terzo Settore, emanata dal Governo Renzi, vincola le associazioni nel reperimento e nel pagamento dei volontari, fissando tetti troppo bassi e quindi non convenienti.
A ciò si aggiunge il fatto che la Asl pretenda dalle Associazioni, per coprire i turni, un numero – a detta di alcuni referenti che abbiamo ascoltato – troppo alto di operatori. E ancora, non basta che questi ultimi abbiano frequentato i corsi e conseguito gli attestati di Blsd, pblsd, ptc, utili per l’uso del defibrillatore, per la rianimazione cardiopolmonare e per il soccorso ai politraumatizzati; adesso si richiede in più anche un corso per soccorritore/addetto ai mezzi di soccorso che oltre a costare tra i 5/600 euro, viene bandito con il contagocce, così che siano in pochi, pochissimi ad averlo potuto conseguire.
Per non parlare, poi, dei paletti che vengono richiesti ai mezzi utilizzati dalle Associazioni nel soccorso: non devono avere chilometraggio eccessivo, devono essere forniti di apparecchiature (quali per esempio il ventilatore polmonare) che hanno costi di migliaia di euro ecc.
Insomma tutta ciò fa sì che le associazioni di volontariato specializzate nel soccorso non abbiano alcun interesse a candidarsi alla gestione delle postazioni estive.
I cittadini hanno un servizio in meno, i turisti si fanno l’idea di un territorio disorganizzato e, cosa ancora più grave, la centrale operativa del 118 va in tilt con tutte le conseguenze che ne possono derivare malgrado l’alta specializzazione del personale che vi lavora.
Cari Salvemini e Biasco non litigate, avete entrambi ragione, datevi un appuntamento, prendete un caffè insieme, in ghiaccio con latte di mandorla vista la stagione e andate insieme alla Asl. Forse riusciremo a sbloccare una situazione paradossale.