Si accende a Lecce la solidarietà per il pranzo di Natale che coinvolge persone in condizioni di povertà e solitudine. È la comunità di Sant’Egidio, che da 40 anni organizza il pranzo di Natale in tutti i luoghi in cui è presente, a radunare, con cura e amore, i più sfortunati garantendo per il 25 dicembre e non solo cibo e accoglienza.
Sono circa 120 le persone disagiate che raggiungono la chiesa di Sant’Irene per un pasto caldo e così questo luogo di culto si trasforma immediatamente in una mensa a servizio dei più deboli. Adulti e bambini, persone senza fissa dimora, migranti, anziani e famiglie in difficoltà possono così vivere un Natale ‘normale’, tra cibo e bevande, musica e allegria, nonché essere allietati dall’arrivo di Babbo Natale che ha tanti piccoli doni per tutti.
Un clima di festa e di accoglienza che fa riflettere e che ci mette nelle condizioni di comprendere quanto la povertà sia, per l’Italia e per il mondo, un problema diffuso e che non possiamo ignorare, laddove reddito insufficiente e vita precaria rendono queste persone ingiustamente i protagonisti di un’esistenza indegna e indecorosa.
E se lo Stato e le istituzioni fanno, ma non abbastanza ecco che le iniziative private sono concrete e agiscono sul territorio in maniera risolutiva per aiutare chi soffre ed è così che la comunità di Sant’Egidio, che a Lecce opera dal 2014, quest’anno ha messo a tavola ben 80 mila persone in Italia e 250 mila in tutto il mondo, dimostrando quanto girarsi dall’altra parte sia una forma di indifferenza inaccettabile.
Sono 60 i volontari che hanno preso parte all’organizzazione del pranzo di Natale a Lecce servendo ai tavoli, impacchettando le porzioni, infiocchettando i regali e aiutando a creare un clima familiare e festoso.
‘Il pranzo di Natale è la realizzazione di ciò che vogliamo vedere nel mondo’ afferma una delle organizzatrici Maria Teresa Greco, ‘una grande famiglia, con persone diverse, che vivono insieme in armonia e pace’. Grazie, a nome di tutti, a questi angeli in Terra che si occupano di rendere più lieve la sofferenza di chi è meno fortunato, d’altronde esistono tante forme d’amore, ma aiutare il prossimo è sicuramente la più alta e nobile.