Lavoro in Puglia: problematiche attuali e prospettive future

La Puglia, come molte altre regioni del Mezzogiorno, ha risentito fortemente della crisi connessa alla pandemia da Covid-19. Giovani e donne categorie di gran lunga più colpite

La Puglia, come molte altre regioni del Mezzogiorno, ha risentito fortemente della crisi connessa alla pandemia da Covid-19. Ciò è dovuto in parte alla forte vocazione turistica della regione, e in parte a vulnerabilità e disuguaglianze già presenti prima dell’emergenza sanitaria. I giovani e le donne sono le categorie di gran lunga più colpite in questo panorama, con il rischio di un ulteriore incremento del problema della fuga verso il Nord. Vediamo allora alcuni dati sulla situazione attuale, ed esploriamo possibili prospettive per il futuro.

Giovani e donne non trovano un impiego

Oltre a creare difficoltà personali per famiglie e individui, la fuga di giovani meridionali verso il Nord ha anche un impatto negativo sull’economia del territorio. È infatti tra le cause della differenza in PIL prodotto a Nord e a Sud, che è di circa la metà nel Mezzogiorno rispetto alle regioni settentrionali. 

Non si fatica a comprendere la ragione del fenomeno, però, se si guarda alle cifre. I NEET (giovani che non lavorano, non studiano e hanno smesso di cercare un impiego) raggiungono in Puglia il 29%. Si tratta di un dato sconfortante, che mette in evidenza una perdita di speranza nel poter migliorare la propria situazione. 

Non va meglio per le donne: in Puglia il divario di genere sul mercato del lavoro è il maggiore a livello nazionale, e solo il 35,5% delle donne pugliesi ha un impiego. Questa disparità si accentua ulteriormente per le donne con figli piccoli, che a causa di un sistema di welfare inadeguato sono spesso costrette a rimanere a casa con i bambini.

I Centri per l’impiego soluzione inadeguata

Secondo un’analisi della Corte dei Conti, i Centri per l’impiego sono stati inadeguati rispetto alla funzione che avrebbero dovuto svolgere. Il Reddito di Cittadinanza ha in gran parte deluso le aspettative di chi sperava potesse diventare uno strumento per reinserire i disoccupati nel mercato del lavoro. I pugliesi beneficiari dell’iniziativa nel 2020 sono stati 107.465, di cui solamente il 18% aveva effettivamente un impiego al 31 ottobre 2020. Pur bassa, questa cifra è comunque superiore alla media nazionale del 14%. 

In Italia, il 65% dei contratti erano a tempo determinato. Tra questi, il 69,8% aveva durata inferiore ai sei mesi, e soltanto il 9,3% una durata superiore a un anno. In generale, la maggior parte dei contratti sono stati per professioni a bassa qualifica nei settori del commercio e dei servizi. Un’altra fetta consistente è andata a lavori qualificati nel campo della ristorazione.

I 280 Navigator pugliesi non hanno avuto grande successo nell’accompagnare i beneficiari del reddito verso il lavoro, ma hanno fatto leggermente meglio nell’individuare possibilità di impiego o formazione.

Orientarsi verso la formazione

Una grossa difficoltà per giovani disoccupati e inattivi è quella relativa allo sviluppo di abilità e conoscenze richieste dalle aziende. La scuola lascia spesso a desiderare in questo senso, e non offre sufficienti competenze pratiche per accedere al mondo del lavoro. È spesso necessario, quindi, trovare in modo indipendente un corso che possa aprire nuove possibilità di impiego. Indirizzarsi verso un percorso formativo mirato all’acquisizione di conoscenze rilevanti nel panorama attuale, come il bootcamp di programmazione di aulab, può essere il primo passo per lavorare come programmatore informatico ed entrare nel settore digitale, tra i più dinamici e attivi. In alternativa a un lungo percorso universitario, quindi, spesso è più efficiente puntare invece su percorsi brevi e specializzati, che rendono più rapido l’accesso a una professione stabile. Con la crescita del settore digitale aumentano anche le possibilità di lavorare in remoto, il che può incoraggiare più giovani a rimanere in Puglia. Sta alle istituzioni assicurarsi che le infrastrutture e le connessioni siano adeguate a questo scopo, per dare nuovo ossigeno all’economia della regione.



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