La Puglia, come tutte le altre regioni d’Italia, è chiamata ad una sfida importante per il futuro: quella della digitalizzazione. Ma non solo, come sta avvenendo un po’ in tutto il mondo, oltre alla digitalizzazione delle imprese e della Pubblica Amministrazione, la Regione è chiamata a sforzi importanti dal punto di vista politico per permettere a tutti i cittadini di usufruire nel miglior modo possibile di una rete internet veloce e stabile.
Per questo motivo è stato avviato un progetto molto importante che permetterà nel giro di qualche mese di raggiungere velocità elevate per quanto riguarda la connessione. Si tratta della cosiddetta Nga (Next generation access) che si basa sulla fibra ottica e permettere all’utenza di poter sfruttare servizi di accesso a banda ultralarga con caratteristiche specifiche, rispetto a quelle fornite o già esistenti. Un lavoro di copertura portato avanti fino ad oggi dai gestori commerciali ai quali si sta affiancando l’impegno di Open Fiber per la connessione degli immobili e degli uffici strategici, spesso ritenuti poco appetibili dai soggetti privati.
La previsione è una copertura della Puglia, tra le prime regioni ad aver ottenuto la banda ultralarga privata, al 100% non prima del 2021. Nel Salento risultano ancora senza copertura Nga 22 Comuni, dove il massimo della connessione offerta dai gestori arriva appunto a 7 mega, molto lontana dalla velocità che può garantire la fibra, con gravi disagi per le amministrazioni pubbliche e per le aziende che investono sul territorio. Nella mappa della connettività, i “buchi” da coprire riguardano in particolare il Capo di Leuca, con i Comuni di Andrano, Specchia, Acquarica del Capo, Gagliano del Capo, Castrignano del Capo che saranno interessati dalla copertura non prima del primo semestre del 2021, insieme ad Alliste che al momento è ferma al 49,1%.
Servono dunque sforzi importanti su tutto il territorio nazionale per far fronte al digital divide e non solo. L’Italia Paese della banda ultralarga sarà quella del 2022, non certo quella di adesso. E il tutto con una preventivata progressione dei numeri onestamente non usuale. La tabella di marcia per come è stata messa nero su bianco da operatori e istituzioni è impegnativa e da rispettare. Altrimenti il rischio di perdere tempo e terreno prezioso è altissimo per un Paese che da tempo ormai è in attesa di poter fare il salto di qualità per dotarsi di infrastrutture a banda ultralarga degne di questo nome e necessarie per sostenere quei servizi per i quali reti ultrabroadband diffuse ed efficaci rappresentano condizione imprescindibile.
Da qui al 2022, insomma, ci sono due anni in cui dovrà cambiare il volto dell’Italia, avvitata da sempre nel suo scontento digitale che ha portato il Paese (non solo per le infrastrutture, visto il vulnus sulle competenze) a rimanere impantanato nelle secche delle ultime posizioni del ranking europeo: 25esimo su 28 (Regno Unito compreso). Una sfida dunque molto importante che se portata a termine consentirà a gran parte dei cittadini di usufruire di connessioni internet veloci e stabili ed utili per lavorare in smart working senza problemi, ma anche per lo svago come i casino online.
La digitalizzazione
Tornando al tema della digitalizzazione delle imprese e della pubblica amministrazione, la Puglia si rivela particolarmente attenta e pronta. Sono tanti, infatti, i piani di intervento messi a punto dalla regione per aiutare le imprese nella difficile sfida della digitalizzazione. Tra questi c’è il bando Innoprocess. Innoprocess, attivo a partire dal 27 luglio e gestito dalla Sezione Ricerca, Innovazione e Capacità istituzionale della Regione Puglia in collaborazione con la Società regionale in house InnovaPuglia (organismo intermedio), mette a disposizione delle imprese pugliesi 13 milioni di euro per progetti d’innovazione. I fondi disponibili sono da intendersi fino a esaurimento.
“Il bando Innoprocess“, ha dichiarato Pino Riccardi, direttore CNA, “è una risposta a un’esigenza molto forte: indicare e sostenere un percorso d’innovazione attraverso le ICT (Tecnologia dell’informazione e della comunicazione) delle micro e piccole imprese che rappresentano oltre il 98 per cento dell’apparato produttivo pugliese. Come CNA, abbiamo sempre sostenuto questo obiettivo e indicato in metodologie coerenti con questa tipologia d’impresa un limite stringente alla loro partecipazione”.
Innoprocess, difatti, è accessibile già a partire dalle micro aziende pugliesi con un numero di dipendenti inferiore alle 10 unità e che realizzino un fatturato o un bilancio annuo uguale o inferiore ai 2 milioni di euro. Insieme a loro, oltre alle piccole imprese, anche quelle medie. Queste ultime devono avere un massimo di 250 unità lavorative e un fatturato inferiore o uguale ai 50 milioni di euro. Attività che solo attraverso la propria riorganizzazione in senso digitale potranno superare l’emergenza e tornare a essere più competitive e guadagnare fette di mercato.