Concessioni demaniali, la decisione del Consiglio di Stato: “Proroga fino al 31 dicembre 2023”

I giudici di “Palazzo Spada” inoltre, in continuità con le sentenze del Tar Lecce,  ha evidenziato la necessità di una riforma della materia.

Con sentenza n. 13 del 9 novembre 2021, l’Adunanza Plenaria del Consiglio di Stato si è pronunciata sulla sorte delle concessioni demaniali italiane.

In particolare, è stato affermato che la norma che ha disposto la proroga delle concessioni sino al 31 dicembre 2033 (i commi 682 e seguenti dell’art. 1 della legge n. 145/2018) è contraria ai principi comunitari e, pertanto, deve essere displicata sia dal Giudice che dalle Pubbliche Amministrazioni.

Tuttavia, il Consiglio di Stato, aderendo a quanto sostenuto dal concessionario (difeso, nel corso del giudizio, dagli avvocati Francesco Vetrò, Leonardo Maruotti e Francesco G. Romano) ha precisato che “al fine di evitare il significativo impatto socio-economico che deriverebbe da una decadenza immediata e generalizzata di tutte le concessioni in essere, di tener conto dei tempi tecnici perché le amministrazioni predispongano le procedura di gara richieste e, altresì, nell’auspicio che il legislatore intervenga a riordinare la materia in conformità ai principi di derivazione europea, le concessioni demaniali per finalità turistico-ricreative già in essere continuano ad essere efficaci sino al 31 dicembre 2023”.

In altri termini, l’Adunanza Plenaria ha, comunque, chiarito che i titolari di concessione demaniale possono continuare a svolgere la propria attività, evitando così la paralisi del comparto.

Il Consiglio di Stato, inoltre – in questo senso in continuità con le sentenze del Tar Lecce – ha evidenziato la necessità di una riforma della materia.

Tra le altre cose, i Giudici di Palazzo Spada hanno auspicato l’emanazione di una normativa che riguardi, il “riconoscimento di un indennizzo a tutela degli eventuali investimenti effettuati dai concessionari uscenti, essendo tale meccanismo indispensabile per tutelare l’affidamento degli stessi”.

In definitiva, oltre a rendersi improrogabile l’intervento del Legislatore da tanto tempo invocato che possa regolamentare l’assegnazione delle concessioni demaniali, è importante l’apertura verso il riconoscimento dell’indennizzo nei confronti dei concessionari uscenti (che con le regole attuali sarebbe escluso, di qui l’ulteriore necessità dell’intervento del Legislatore e la modifica del Codice della Navigazione). “Questa è una sconfitta del legislatore, – ha affermato Mauro Della Valle, Presidente Federazioni Imprese Demaniali – la politica non ha inteso affrontare il problema e questi sono i risultati.

In ogni caso la situazione è migliore rispetto a quanto prevedeva la delibera del Comune di Lecce. Anche se il Consiglio di Stato ha confermato la scadenza delle concessioni al 2023, a differenza del Comune che imponeva di rinunciare ad ogni diritto futuro sull’area in concessione, i Giudici hanno affermato la necessità di una profonda riforma, in particolare in tema di indennizzo ai concessionari uscenti”.

Inoltre, l’avvocato Federico Massa, legale della Federazione Imprese Demaniali, intervenuta in giudizio, ha rilevato che “L’adunanza Plenaria, come tutti auspicavamo, ha dato una risposta chiara: la proroga generalizzata delle concessioni contrasta con il diritto comunitario, quindi occorre una disciplina per l’espletamento delle gare; ma deve essere una disciplina che contempla il riconoscimento del diritto del concessionario uscente al riconoscimento di un indennizzo a tutela del valore aziendale. Quindi, serve una nuova legge, speriamo che sia la volta buona.

Infine, l’Adunanza Plenaria ha sancito che le concessioni in essere verranno a scadenza il 31.12.2023. Una proroga incondizionata e valida per tutta l’Italia, non le cento bandierine per segnare il punto del sindaco più bravo”.

Il commento di Carlo Salvemini

Al termine della sentenza è intervenuto anche il Sindaco di Lecce, Carlo Salvemini: “L’Adunanza plenaria del Consiglio di Stato ha emesso nella giornata di oggi una sentenza storica, stabilendo il 31 dicembre 2023 come termine per la decadenza delle concessioni demaniali marittime in essere.

‘Scaduto tale termine – scrivono i giudici – tutte le concessioni demaniali in essere dovranno considerarsi prive di effetto, indipendentemente da se vi sia – o meno – un soggetto subentrante nella concessione’.

Si precisa sin da ora che eventuali proroghe legislative del termine così individuato (al pari di ogni altra disciplina comunque diretta ad eludere gli obblighi comunitari) dovranno naturalmente considerarsi in contrasto con il diritto dell’Unione e, pertanto, immediatamente non applicabili ad opera non solo del giudice, ma di qualsiasi organo amministrativo, doverosamente legittimato a considerare, da quel momento tamquam non esset  – ‘come se non ci fossero – le concessioni in essere’.

È una sentenza di portata storica, che rende giustizia non tanto alla nostra ‘piccola’ amministrazione che in questi anni – tra molte ostilità – si è fatta carico di proporre soluzioni e possibili vie d’uscita su un tema di così enorme portata.

Ma a tutti i cittadini italiani, che sono i legittimi proprietari delle spiagge e devono poter avere il diritto – tutti: vecchi concessionari, giovani outsider, imprese, associazioni – di poter concorrere in maniera trasparente per la gestione e la valorizzazione di questo patrimonio.

La nostra soddisfazione, come Comune di Lecce, sta nell’aver saputo percorrere strade che la sentenza dell’Adunanza plenaria ha pienamente legittimato: la disapplicazione della norma 145/2018 che prorogava le concessioni al 2033 in spregio alla legislazione europea e alla libera concorrenza, la proposta di una proroga tecnica di tre anni, per dare il tempo a Governo e Parlamento di procedere al riordino del settore, al Comune di predisporsi alle gare e ai concessionari di poter affrontare la scadenza con il dovuto preavviso.

Abbiamo agito bene, in piena legittimità, nell’interesse del bene comune. Facendo ciò che per lunghi anni, e ancora oggi, a livelli politico istituzionali più alti del nostro non si è riusciti o non si è voluto fare.

Le spiagge sono beni comuni, da amministrare nell’interesse dei cittadini, tutti. Questa sentenza storica apre uno scenario del tutto nuovo, spianando la strada alla riforma del settore che spetta al governo di Mario Draghi.

È un bel giorno, che ripaga degli attacchi, delle indifferenze ostentate, dello scetticismo nei confronti di chi come noi agisce solo e soltanto facendosi forza della legge e di una ferma determinazione a tutelare l’interesse pubblico e non quello di pochi”.